Su Meirelles non ascoltate i critici. E guardate Lubitsch

Passioni e desideriPASSIONI E DESIDERI, di Fernando Meirelles (2011)
Non si tratta così un film di Meirelles, che una decina d’anni or sono ci ha regalato il magnifico City of God (recuperare!) e il tuttora invisibile (in Italia) film tratto da Cecità di Saramago. Quest’ultimo film di brutto ha solo il titolo italiano, visto che in originale si intitola 360, esattamente i gradi che compongono un giro completo di ruota, un Girotondo, l’opera di Schnitzler a cui il film si ispira. Ma non c’è bisogno di andare nella letteratura per cercare i modelli cinematografici di 360, visto che Altman prima e il premio Oscar Crash in seguito, sono diventati noti per la loro struttura, che vede un incrociarsi di storie, raccontate e vissute in contemporanea, con soventi punti di contatto durante il loro svolgersi. Ambientato in grandi città mondiali, il film parte a Vienna raccontando di come una giovane prostituta slovacca viene iniziata nel grande giro. Si alterneranno le storie segrete di una coppia di ricchi, il ritorno in Brasile di una giovane sedotta e abbandonata che incontra un anziano padre in cerca della figlia scomparsa; i difficili desideri di un dentista musulmano; il faticoso reinserimento in società di chi ha scontato il carcere per crimini sessuali, e così via per tornare, a fine del film a quella che, come già detto, è la quadratura del cerchio. Un film molto bello che farà storcere il naso ai critici per i pochi intellettualismi e forse anche a un pubblico che si aspetta un Harry ti presento Sally. Una mano al film viene data dal cast stellare composto da Jude Law, Anthony Hopkins, Ben Foster e Rachel Weisz. Passioni e desideri? Si ma anche incontri, tradimenti e sentimenti. Raccontati con un meccanismo perfetto. In originale, ognuno parla la propria lingua, in italiano chissà. Da vedere, in ogni caso.

Essere o non essereVOGLIAMO VIVERE!, di Ernst Lubitsch (1942)
Dopo settantuno anni, torna nelle sale un capolavoro assoluto del nostro cinema, che in realtà si intitolerebbe Essere o non essere (To Be Or Not To Be), che ha avuto un (bel) remake nel 1983 da parte di Mel Brooks e che rappresenta, insieme al Dittatore di Chaplin, un fantastico e riuscitissimo tentativo di contrapporre commedia e tragedia in tempo reale, durante la Seconda Guerra. Uscito, fortunatamente, in varie parti d’Italia, Ravenna compresa, il film è un’occasione irripetibile di visione sul grande schermo di uno dei più grandi film di tutti i tempi non così famoso da noi come meriterebbe. La pellicola, senza raccontarne troppo, parla delle vicissitudini di una compagnia teatrale polacca che vorrebbe mettere in scena una satira antinazista e delle ovvie difficoltà che incontra. Una commedia non leggera, ovviamente, ma contemporaneamente comica e tragica, un modello che ha creato seguaci (Benigni, Brooks) e che tra i primi ha messo in scena la tragedia sotto una forma così inedita e ben riuscita. Un capolavoro assoluto, che ha nel titolo italiano il suo unico difetto: correte, spingete, fate a botte per vederlo, non vi ricapiterà tanto facilmente di poter vivere di grande cinema!

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