Ultime considerazioni da una Mostra del cinema di Venezia sotto tono

Ultimi film visti alla Mostra di Venezia, sempre col regista tra parentesi; sono due film tratti da altrettanti libri in modo diverso amati e attesi. Ma chi scrive è convinto che il film sia un’opera a sé stante e i confronti coi libri siano del tutto inutili. La solitudine dei numeri primi (Saverio Costanzo). L’incontro tra due ragazzi menomati, lei nel fisico, lui nell’anima. L’incontro di due solitudini, la difficoltà di un rapporto, di venirsi incontro, proprio come due numeri primi (fra loro). Un film che per una buona oretta risulta confuso ma affascinante, supportato da una bravissima Alba Rohrwacher. Poi a un certo punto (non si svela quando), la storia crolla, il film si perde completamente. E un finale brutto è molto peggio di un inizio brutto. Peccato. 6. Barney’s Version (Richard J. Lewis). La storia di Barney e dei suoi tre matrimoni, del suo cinismo e del suo approccio anarchico alla vita quotidiana. Filmone hollywoodiano ben confezionato, ben narrato e ben recitato, che rispetta pienamente i tempi della narrazione pur nella sua lunghezza (2 ore e passa), che fa ridere e commuovere. Un pelino patinato, ma da vedere. Farà il pieno di Oscar, sicuramente ai due attori protagonisti e non, Paul Giamatti e Dustin Hoffmann. 7,5. Qualche considerazione. I premi finali sono stati coraggiosi e azzeccati: miglior film Somewhere (Sofia Coppola), migliori attori Vincent Gallo (per Essential Killing) e Ariane Labed (per Attenberg). Peccato che Vallanzasca non sia stato in concorso per un eventuale premio a Kim Rossi Stuart, magnifico. Ma, si sa, nessuno è profeta in patria e i film italiani a Venezia vengono spesso fischiati. Non è un caso che i due migliori film degli ultimi anni (Gomorra e Il divo) siano stati presentati a Cannes. Prevedibile anche un riconoscimento per Balada Triste de la Trompeta che per chi scrive è un film inguardabile, ma che ha stregato Tarantino. A voi spettatori, quando uscirà nelle sale, l’ardua sentenza. Cosa resta della mostra? La scarsità di divi ha reso l’atmosfera veneziana più respirabile, gli attori presenti al Lido giravano (quasi) indisturbati e chiunque poteva incrociarli. Nonostante gli annunci ufficiali, la Mostra ha meno pubblico e visitatori degli anni precedenti, segno della crisi sia di questo paese, sia della manifestazione in sé. Restano i film, di qualità inferiore allo scorso anno, ma che per lo meno, nelle sezioni minori, hanno mostrato autori giovani e nuove tendenze: sono pochi i film riusciti, ma si apprezza il tentativo. A proposito, alcuni suggerimenti, per i film quando usciranno: segnatevi Cirkus Columbia, Beyond, La versione di Barney e l’italiano Et in terra pax.

Tra i film non visti, sono stati segnalati positivamente anche Incendies e Post Mortem, quest’ultimo acclamato Leone mancato per molti detrattori del film della Coppola. Evitate, se possibile (e non lo è sempre, in questa società di gite collettive al cinema) il film di Vincent Gallo regista (Promises Written in the Water), che ha risolto numerosi casi di insonnia. Per quanto riguarda gli altri film brutti, credo che le nostre parole abbiano dato un discreto freno alla distribuzione. «È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo» (Humprey Bogart). PS: il cibo in laguna è sempre pessimo.

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