Un cuento chino, il vincitore a Roma che attendiamo nelle sale

Un cuento chino, di Sebastián Borensztein  (2011)
L’inizio è tragicomico: in un lago in Cina, due fidanzati sono in gita romantica in barca, quando una mucca cade dal cielo (chi si ricorda i Monty Python?) e travolge mortalmente barchetta e fidanzata. Dopo i titoli di testa, siamo in Argentina, dove Roberto De Simone gestisce scrupolosamente una ferramenta, contando i chiodi nelle confezioni dei fornitori e rifiutando categoricamente prodotti inglesi. Un tipo solitario ma buffo, divertente ma malinconico, che un giorno si imbatte in un misterioso cinese che non conosce la sua lingua, ma che gli offrirà rifugio temporaneo. “Una storia cinese”, titolo letterale del film, è una commedia dolceamara, incentrata soprattutto sull’incontro tra due realtà così diverse e così lontane, che si riveleranno poi più vicine di quanto non si creda. Commedia non troppo velatamente politica: il padre italiano di Roberto si faceva mandare l’Unità in Argentina, per seguire il suo paese e il rifiuto del protagonista per i prodotti inglesi ha una sua forte motivazione. Un piccolo e semplice film che ha la prevedibilità come unico difetto, ma che in una commedia spesso si rivela un ingrediente gustoso e rassicurante. Un piccolo film che non fa gridare al capolavoro, ma che fa sicuramente uscire dalle sale col sorriso in bocca. E, a proposito di sale, il film ha vinto l’ultimo Festival di Roma ed è stata annunciata l’uscita italiana per venerdì 18 novembre col titolo fantabuonista Cosa piove dal cielo, ma non è stata più confermata. Speriamo si tratti solo di un posticipo di una o due settimane, perché, in un paese civile, un film che vince un festival nostrano, deve uscire nelle sale.

Secuestrados, di Miguel Ángel Vivas  (2010)
Secuestrados è il meritatissimo vincitore dell’ultima edizione del Ravenna Nightmare Film Fest. Un biglietto da visita di garanzia, visto che la rassegna negli anni ha sempre espresso vincitori validi, ma che purtroppo non è quasi mai stato sufficiente per l’uscita in sala. Quest’anno, cari distributori, l’occasione è ghiotta perché ci troviamo di fronte a un thriller, recitato molto bene e girato in maniera straordinaria, con l’uso di tecniche ben note quali l’unità di tempo e di luogo e il mitico splitscreen (schermo suddiviso in due, con azioni contemporanee). Dopo uno straordinario incipit in soggettiva, che apparentemente ha poco a che vedere col resto, inizia il film, la cui trama vede una famiglia andare ad abitare in una nuova, lussuosa casa e un gruppo di tre sequestratori fare irruzione. Due prendono in ostaggio madre e figlia e l’altro porta in giro il padre per la città a caccia di bancomat per ritirare denaro. Qui la tensione si fa massima, quando il regista mostra a noi spettatori con lo splitscreen entrambe le situazioni, mentre i membri della famiglia sono ignari di quanto sta succedendo dall’altra parte. Un finale forte, inaspettato e a suo modo avvincente, dà ulteriore credito a uno dei migliori thriller degli ultimi anni, che non si vergogna di dichiarare i suoi modelli (Them, Funny Games, e a sua volta Arancia Meccanica) e di divertirsi a toccare le corde più fragili dello spettatore. Il film è ancora inedito, e per chi non l’avesse visto al festival, c’è sempre la possibilità di reperire i sottotitoli disponibili in rete.

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