Un film affascinante e non riuscito, difettoso ma che si ama

Allacciate le cinture (Ferzan Ozpetek, 2014)
Il trailer è accattivante, anche se dopo il ridondante e pessimo promo di 12 anni schiavo, qualsiasi minuto di proiezione appare come un capolavoro. Tra i due, non c’è paragone, almeno nella presentazione: sostenuto dalle note della splendida A mano a mano di Riccardo Cocciante, qui magnificamente interpretata da Rino Gaetano (ultima sua incisione), assistiamo con un ralenti e una visione all’indietro a una vicenda sentimentale fortunatamente non così chiara da rovinare alcunché della trama. Scopriamo, vedendo il film, che la storia d’amore tra i due protagonisti ha due ambientazioni temporali: la giovinezza del 2000 che si contrappone all’età di mezzo e ai suoi serissimi problemi (prima di coppia ma poi soprattutto di salute) del 2013. Tredici anni, stacca Ozpetek, per presentarci un film a due facce: leggero e divertente nella prima parte, fortemente drammatico nella seconda.
La pellicola mostra tutte le caratteristiche della filmografia del regista italo/turco, con i suoi pregi e i suoi difetti, qui entrambi mostrati in modo forte e chiaro. Il film è scostante, alterna momenti intensi ad altri di banalità quotidiana, e soprattutto nella prima parte risulta decisamente scontato. La parte drammatica, pur non presentando nulla di nuovo, riesce ad essere invece complessivamente equilibrata, non preme l’acceleratore sulle lacrime, anzi spesso presenta piccoli stacchi di comicità che rilassano lo spettatore da una visione durissima. Un lavoro irregolare nei suoi attori: matura la Smutniak, eccellente come sempre Filippo Scicchitano (Scialla!), ancora acerbo l’ex tronista Francesco Arca, che però dà la fisicità giusta a un personaggio che il regista ha costruito, dimenticando in realtà di curarne la psicologia. Un film affascinante e non riuscito, che piace tantissimo al pubblico femminile, che inevitabilmente fa ridere e commuovere; qualità incredibili, se ci pensate, pregi non da poco. Ozpetek sa suonare perfettamente le corde dei sentimenti umani, e arriva dove spesso le sue creature non riescono. I personaggi minori sono quasi tutte caricature, e tutte donne, dalle sorelle (madre e zia), alla compagna di ospedale, alla titolare del bar del 2000 fino ad arrivare alla (ex) migliore amica della protagonista: curiosa la scelta del regista, in questa direzione.
Piuttosto banale, invece, la sua visione della società, rappresentata in maniera nervosa e manicheista, soprattutto nella prima parte quando viene introdotto il personaggio di Arca. Tirando le somme, si esce dal cinema, pieni di critiche ma con gli occhi lucidi e ancora sorrisi sulle labbra, si esce con una scena finale che al pari del piano sequenza iniziale, è tra le cose migliori del film, e con la voce del povero Gaetano che ricompatta magnificamente un film slegato, impreciso, difettoso, ma che in fondo si fa amare. Se sono maggiori i pregi o i difetti, spetta solo a voi deciderlo, affidandovi il piacevole compito della visione del film.

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