Un film “maledetto” che ribalta le prospettive

The Hunt (di Craig Zobel, 2020)

The Hunt 2

The Hunt, con un po’ di amara ironia, possiamo definirlo un film “maledetto”. Presentato a settembre accompagnato da un tweet sdegnato di Donald Trump, che lo ha definito “razzista e pieno di odio e rabbia”, il film è stato di fatto congelato dopo i tragici fatti della sparatoria di El Paso, per circa sei mesi. Quando è giunto il sospirato momento della sua uscita, le sale hanno chiuso a causa del Covid, relegando il film direttamente nei servizi streaming. Ma di cosa parla un film che ha avuto l’ambizione di definirsi “politico”, così scomodo e sfortunato? Ricordate i film sulla “caccia all’uomo”, che vanno da La decima vittima a Battle Royale, passando per l’ingiustamente sconosciuto La notte del giudizio, e arrivando a sfiorare e non poco Hunger Games? Ci siete vicino.

Al centro della vicenda c’è un gruppo di redneck, termine dispregiativo per definire bianchi americani, tutt’altro che benestanti e notoriamente razzisti… e come potete intuire queste persone non esistono solo negli States; l’originalissima differenza consiste nel fatto che nella vicenda i redneck rappresentano le vittime, drogate e portate in una radura sconosciuta, dove sono rifornite di armi per difendersi e poi vengono uccisi uno a uno da cecchini nascosti. Ma chi sono i carnefici? Membri dell’elite dei ricchi, progressisti e ambientalisti, che hanno autonomamente deciso di fare pulizia etnica! Ribaltone interessante, quello del regista Zobel, che non domo di sorprenderci, fa morire l’unica star del film (e qui no spoiler) nei primissimi minuti, per poi proseguire con una caccia all’uomo ritmata, ultra-violenta, sarcastica, nera fino ai capelli ed eccessiva in ogni suo minuto.

Questa carneficina carica di cattiveria è quindi un grosso esercizio di stile che gioca sulle divisioni politiche e sociali degli Stati Uniti, più che mai bipartiti tra democratici privilegiati e l’ignorante working class trumpiana; l’elemento interessante è costituito, comunque la si veda e la si pensi, dal ribaltamento della prospettiva della dicotomia buoni vs. cattivi, capitanati da una magnifica Betty Giplin, che incarna perfettamente questo ruolo di eroina “sbagliata”.

Il film gioca, e parecchio, senza naturalmente affondare sulla natura di questo confronto, tenendo continuamente premuto l’acceleratore su violenza, sangue e corpi senza esclusione di colpi, e disorienta non poco uno spettatore in cerca dei consueti “buoni” della situazione. The Hunt non ha quella profondità che si teme o si spera, ma tiene il grilletto costantemente premuto regalando un divertissement rivolto agli amanti dell’horror (non c’è sovrannaturale, ma la violenza è quella) pronti a deridere una società che mantiene ancora il pregio di sapersi prendere in giro.

Ricordate Ferie d’agosto di Virzì? Aggiungeteci botte da orbi e la capacità di saper divertire parecchio.

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