Una commedia svedese da cercare, tra punk e adolescenza

We Are The Best (di Lukas Modysson, 2013)
Lukas Modysson è una vecchia conoscenza di chi frequenta i festival, ma anche di chi ama il cinema europeo: infatti i suoi primi film non sono stati un successo di pubblico, ma sono piccoli cult indie per un pubblico di appassionati. Stiamo parlando di Fucking Amal, Together e Lilja 4-Ever, tre piccoli gioielli realizzati a cavallo del secolo, con menzione speciale per il primo, vincitore di premi in tutto il mondo e davvero impresso nella memoria di molti ragazzi di allora, visto che parla di adolescenza, amicizia e omosessualità al femminile. Talmente interessante e invisibile, che ne abbiamo parlato anche qui. Poi del regista svedese si perdono le tracce, e allora sotto con Wikipedia, che ci dice che i suoi film di metà anni 2000 sono comunque stati presentati alla Berlinale del Cinema, ed evidentemente si sono persi quando hanno tentato di attraversare le alpi, perchè qui in Italia non c’è traccia di distribuzione. We Are The Best offre all’autore il rientro in Italia dalla porta principale, quella della Mostra del Cinema di Venezia, seppure non nella sezione principale, riuscendo a strappare favori di pubblico e critica, nonché soprattutto di una distribuzione. Uscito in poche sale (a Ravenna si è visto al Jolly), il film è ambientato nel 1982 e parla ancora di ragazzine tredicenni, alle prese con le loro fragili famiglie, la loro nascente amicizia e la crescente passione per la musica punk, che in quegli anni era già purtroppo in declino. Bobo e Klara non sanno suonare ma ci provano ugualmente, la prima alla batteria e la seconda al basso; presto verrà “ingaggiata” anche una chitarrista realmente brava, ma ancor più realmente diversa da loro in indole, passioni ed età. Quel che segue ovviamente non ve lo diciamo, ma il racconto non prende mai, giustamente, una piega definitiva nè verso il film musicale, né verso la commedia adolescenziale. Un equilibrio felice, retto da tre protagoniste meravigliose, da una scrittura ironica (il film è tratto da una graphic novel della moglie del regista), da una regia che ancora si ispira al dogma di Von Trier già sperimentato in precedenza che, proprio come il punk nel film, nonostante sia fuori tempo fa ancora la sua ottima figura. Colonna sonora da scoprire, perchè è un punk che non esce dalla Scandinavia, quindi ai più sconosciuto non nel genere ma nei singoli pezzi e nel singolare modo di cantare che hanno i loro interpreti. Un film non esente da difetti, che tra il furbo e il maldestro presenta a volte situazioni troppo stereotipate, come famiglia, emancipazione da scuola del diverso e turbe giovanili. Ma il film, nel suo sviluppo non mancherà di stupirvi, di divertire e di prendere il tutto con leggerezza, lasciando da parte i possibili problemi che possono scaturire dalle vite dei protagonisti. Una commedia, semplicemente una commedia, un genere che, non importa cosa pensi la critica, spesso dimostra di essere la via migliore di fare cinema. Cercatelo.

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