Una trilogia sulla generazione che oggi ha quarant’anni

Dall’alba al tramonto, prima di mezzanotte: una trilogia.
Era il 1995 quando uscì il delizioso Prima dell’alba, film dell’allora giovane e già indipendente Richard Linklater. Il film raccontava di un incontro, tra l’americano Jesse e la francese Celine, su un treno diretto a Vienna. Affascinati e incuriositi dal dialogo in viaggio, decidono entrambi di fermarsi per una notte nella capitale austriaca, prima che l’alba li riporti nei loro destini così diversi e così lontani. Inutile fingere sulla trama, visto che il film ha ben due seguiti: ciò che conta di questo racconto è che ha rappresentato, per la generazione attorno ai 40 anni, la storia della loro vita e dei loro sentimenti. Era il 1995, si diceva, e Kurt Cobain appena morto aveva sancito e creato una generazione nuova, di ventenni o poco più, che dal cotonato erano passati al capello lungo e barba incolta, e che dagli organetti e batterie elettroniche erano passati al grunge. Una generazione che grazie all’Erasmus aveva iniziato a conoscere l’Europa appena unita e che aveva voglia di farsi conoscere, prima di internet. Questo Prima dell’alba rappresentò in pieno queste sensazioni e divenne ben presto la rappresentazione di un sogno di un’intera generazione, oltre a essere un bel film e a lanciare due grandi attori, quali sono Julie Delpy e soprattutto Ethan Hawke; il film vinse l’Orso d’Argento. I due attori, dopo la bella (non si sa quanto) esperienza sono rimasti in contatto, e con il nascere delle comunicazioni virtuali iniziarono una corrispondenza  che realizzò sempre con Linklater nel 2004 il seguito del film, Prima del tramonto. I ventenni erano diventati trentenni, avevano messo via jeans e camicione, ma erano ancora curiosi di conoscere il destino di quel loro amore ideale, lasciato in sospeso. Prima del tramonto è ancor più al servizio dei due personaggi e la regia lascia  intelligentemente la scena ai dialoghi. I due si ritrovano a Parigi, dove Celine riconosce Jesse ormai affermato scrittore, e inizia un’altra giornata insieme. Bravissimo Linklater a marcare la differenza tra le due età, che caratterizza il solco tra i due film. Si esce dal tramonto con meno sogni, ma soddisfatti di essersi nuovamente confrontati con due altissimi riferimenti umani. Before Midnight (Richard Linklater, 2013), sempre scritto da regista e protagonisti, arriva ai 40 anni di questa generazione, viene accolto con scetticismo perchè camicie e sogni non ci sono più; da adulti e cinefili si pensa anche al senso cinematografico della saga, rimandando a modelli alti come l’Antoine Doinel di Truffaut. La curiosità è meno forte, ms perché farne a meno? Per paura? Alla fine dei titoli di coda (non tradotto perchè esiste già un mitico Prima di mezzanotte, di tutt’altro genere) appare un nome che viene ringraziato dal regista: Amy Lehrhaupt, una ragazza con la quale Linklater nei primi anni ’90 aveva passato una (non si sa quanto) piacevole notte. Ai tempi internet non c’era e Amy non si era più vista; il regista racconta che un amico della ragazza qualche anno fa gli ha scritto per raccontargli che Amy era morta giovanissima e non aveva potuto vedere la “sua” storia, che lui, l’amico, aveva invece riconosciuto al cinema. (fonte: www.slate.com). Dai sogni alle lacrime, un invito per trovare questo film dalla distribuzione col contagocce e per i più giovani di tornare indietro di (quasi) vent’anni e recuperare i sogni dei loro ormai genitori.

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