Vero, duro, importante: il secondo tempo di von Trier non delude

Nymphomaniac – Vol. 2 (di Lars von Trier, 2013)
Volume 2, o meglio Secondo Tempo. La storia della ninfomane Joe, raccontata dal letto della stanza dell’anziano Seligman che l’ha soccorsa quando era ferita per strada, continua con i capitoli dal sesto al nono, in cui è raccontata la vita adulta dell’ormai cinquantenne protagonista. La visione della seconda parte ci dà la conferma che Nymphomaniac sia un’opera unica, e come tale dev’essere considerata, visto che si riscontra una perfetta continuità temporale. E nessun cambiamento di registro. Il capitolo adulto conferma il fascino, la bellezza dell’opera e la sua bizzarra caratteristica di legare il sesso con alcuni capisaldi di varie culture mondiali (scusate, ma è bene tenersi generici). Questo capitolo accentua anche un paio di considerazioni negative già fatte: se l’eccessivo soffermarsi su particolari e situazioni non strettamente legati alla storia è meno presente, il compiacimento narrativo fa sì che i pur pochi capitoli siano narrati in due lunghe ore, facendo in più di un momento venir voglia delle forbici, non quelle della censura ma quelle del montaggio. L’ironia è presente anche qui e la scena del sesso a tre coi ragazzi di colore è davvero divertente. Il cast è all’altezza, tutti gli attori sono estremamente in parte, sia i più affermati (come la stessa Gainsbourg) che i dimenticati (un ottimo redivivo Christian Slater) fanno egregiamente la loro parte. Molti i camei, soprattutto di attori europei, rappresentati alla grande dal protagonista Stellan Skarsgard nel ruolo di Seligman: si vedono con piacere Udo Kier, Jean-Marc Barr e Connie Nielsen. Si rivedono volentieri anche il fedelissimo Willem Defoe e l’ex “Billy Elliot” Jamie Bell, che sta compiendo un percorso artistico molto interessante (quest’anno era anche nel cast di Snowpiercer). Concludendo, diciamo subito che un’unico film di tre ore sarebbe stato l’ideale e probabilmente un capolavoro; ma anche in questa veste allargata (ed è in arrivo la versione più lunga con più scene hard, sinceramente da temere vista la già eccessiva lunghezza) il film è un affascinante racconto morale, una parabola sul sesso raccontato in modo frontale e senza sotterfugi, e come sempre un piacere per gli occhi. Un film che più di altri è un manifesto ideologico di Lars von Trier che non solo smentisce chi lo ha sempre accusato di misoginia, ma che si esprime (sempre attraverso Seligman) senza veli anche su religione, cultura e società. Un film bello, vero, duro, e importante; anche se non siamo ai livelli del magnifico Melancholia, i fans del regista danese non saranno delusi. Al contrario, chi non lo ha mai amato difficilmente cambierà idea. E chi pensa di andare a vedere un porno, resterà assai deluso, perchè questo è un film d’autore, di un grande autore. Chiude, coi titoli di coda, una magnifica Hey Joe, ovviamente cantata da Charlotte Gainsbourg.

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