Tra memoria, gusto e charme

La sorprendente casa-studio dell’interior designer Stefania Sanna in pieno centro a Imola

Casa Studio Stefania Sannajpg14

Oggi segnaliamo un caso
dal fascino particolare,
in cui alla storia del genius loci
si abbina una sensuale proposta giocata tra il glamour di arredi ageé e modern age e il recupero dell’aura dell’antica storia
del fabbricato, la quattrocentesca
“Casa Della Volpe”.
È lo studio di Stefania Sanna,
apprezzato interior designer

Imola può essere una città in grado di offrire diverse occasioni per la conoscenza del proprio patrimonio architettonico contemporaneo, come ha dimostrato l’evento divulgativo-formativo di “Imola Città aperta”, patrocinato dal comune e dall’Ordine degli architetti di Bologna, tenutosi nel settembre scorso. Si trattato della visita in sito a vari esempi residenziali contemporanei aperti per l’occorrenza, alcuni dei quali peraltro già illustrati da questa rivista in TCP 81/2013 e CP n. 96/2015.
Per ampliare questa rassegna anche nel settore dell’Interior Design, oggi segnaliamo un caso dal fascino particolare, in cui alla storia del genius loci si abbina una sensuale proposta giocata tra il glamour di arredi ageé e modern age e il recupero dell’aura dell’antica storia del fabbricato. Dunque ci rechiamo al centro della città, accanto alla cattedrale di San Cassiano. Qui si trova un complesso costituito da una serie di fabbricati giustapposti l’uno all’altro lungo la vecchia “via del Monte”, ora via Don Bughetti, che dalla via Emilia giunge alla stretta via 9 Febbraio, già vicolo della Giovenca. In particolare emergono dalla cortina urbana due fronti entrambi in muratura a vista, con quello di destra, posto più vicino a via Emilia, dal tipico aspetto di edilizia severa quattrocentesca, con attacco a terra rinforzato a scarpa e piano nobile a sporto sostenuto su una serie di mensole del tipo a beccatello militare, collegate con una fila di architetti, che le conferiscono l’immagine di casa fortificata.

Davanti a noi si apre infatti
un sorprendente ambiente a tutta altezza, che ci investe con le sue stesse particolari caratteristiche architettoniche.
Lo sviluppo verticale dell’ambiente
è equilibrato al centro dalla linea orizzontale di un soppalco, cui si perviene
per mezzo di una sontuosa
scala a chiocciola in ferro rivestita
a foglia d’argento e traforata
da decori a giorno di elegante fattura,
che scopriremo riprendere il disegno ricorrente in un lungo fregio che decora
in alto il perimetro della sala

Si tratta della residenza tardo quattrocentesca della famiglia Della Volpe, eretta nell’operoso periodo della Signoria di Girolamo Riario e della moglie Caterina Sforza, futura madre di Giovanni dalle Bande Nere e nonna di Cosimo I, Arciduca di Toscana. Come recita una targa affissa nell’anno del restauro del 1938 tra le prime mensole di sinistra, qui nel 1474 nasceva Taddeo Della Volpe, che diventerà un famoso capitano generale delle milizie della Repubblica di Venezia. Qualche decennio dopo, nel 1518, egli deciderà di trasferirsi poco più avanti sulla via Emilia, nel Palazzo voluto da Girolamo Riario nel 1480 come luogo ricettivo dal nome di “Albergo El Cappello”.

Gallery-  Interni 

In questo modo Taddeo lasciava la propria vecchia casa natale alla comunità di Imola affinché vi potesse insediare il Monte di Pietà, un istituto diffusosi in Italia alla fine del Quattrocento. Avviato da alcuni frati   francescani,  il Monte intendeva fornire disponibilità finanziaria a cittadini bisognosi, anche in funzione concorrenziale al mercato del credito ebraico. L’erogazione del prestito, spesso in regime di   microcredito, avveniva dietro deposito di un  pegno riscattabile. A Ravenna ha inizio nel 1492 in quella che ora è nota come via Diaz, quasi davanti a piazzetta Einaudi. A Imola fu invece fondato in via Emilia il 3 dicembre 1512, mentre la città di Galla Placidia cercava di riprendersi dalla terribile esperienza del “sacco” della città operato dalle soldataglie francesi e tedesche poco prima dell’estate, a seguito della vittoria nella famosa Battaglia di Ravenna. A Imola il Monte mantenne la propria sede in Casa Della Volpe dal 1518 al 1820.
Se osserviamo con più attenzione i due fronti dalla cortina in mattoni antichi a vista, vediamo come accanto a quello con il piano a sporto se ne trova un altro caratterizzato da una semplice serie di buche pontaie e due finestrelle quasi quadrate prossime al cornicione. Osservando più attentamente, nella muratura a sinistra si notano due archi di una bifora ora completamente tamponata che ci narra delle modifiche apportate nel corso dei secoli nell’antico edificio. Ma in realtà noi stiamo cercando un portone, nero canna di fucile, che si apre ancora più a sinistra al comparire della parete intonacata: una grata dal tipico disegno a maglia antica in tondino intrecciato, cui si pospone un foglio di lamiera altrettanto nero.
Questo è l’ingresso dello studio di Stefania Sanna, apprezzato interior designer, che così commenta la scelta: «volevo qualcosa di memoria, un mix di antico e moderno, ma con una forte personalità». Varcato il portone, si entra in un atrio dominato da un’aura di mistero, sviluppata da un tono monocromo scuro omnipervasivo, dal pavimento ai rivestimenti, fino al soffitto, con il gaio irrompere di una nuvola di luce di Federica Veronesi a segnalare l’ingresso alla parte “residenziale” dello studio. Usiamo l’accezione in chiave abitativa, proprio per segnalare il particolare senso di intimità, normalmente tipico di una casa, che qui invece troviamo applicato con cura ad un ambiente di lavoro. Inoltre, come scopriremo ben presto, lo studio si dimostra pronto a trasformarsi velocemente in un grande appartamento, cominciando dalla scoperta della tavernetta ricavata nella vecchia cantina.

Gallery -Interni

Ma procediamo con calma. Siamo ancora colpiti dall’atrio tenebroso e misterioso e abbiamo appena compiuto la breve salita dei tre gradini al piano di ingresso quando, sbirciando da una porta a filo disegnata nella parete, scopriamo un bagno total black, decorato da una finitura pittorica nera in cui emerge “per strappo” una preparazione colore oro-arancio a creare un effetto compulsivo particolarmente energizzante. Mentre la “padrona di casa” ci conferma come per lei il nero sia ovviamente «un colore grintoso ed elegante», è già tempo di girare invece alla nostra destra per sperimentare un’altra esperienza ad effetto.

«È un ambiente positivo e avvolgente – commenta Stefania Sanna – in cui la gente
si sente bene e non vuole più andarsene, perché avverte come questo luogo
riesca a conferire
una grande pace interiore. Perciò quello
che ho voluto trasmettere è il calore,
il sentirsi a proprio agio, avvolti da cose belle e da sensazioni piacevoli».

Davanti a noi si apre infatti un sorprendente ambiente a tutta altezza, che ci investe con le sue stesse particolari caratteristiche architettoniche. Alziamo lo sguardo e con vero stupore cominciamo a percepire di essere entrati in uno spazio davvero speciale, inondato da una luce calda naturale proveniente da una serie di grandi monofore poste a sinistra e, a destra, dalle due finestrelle quadrate che avevamo annotato osservando la parete esterna di via Bughetti. Lo sviluppo verticale dell’ambiente è equilibrato al centro dalla linea orizzontale di un soppalco, cui si perviene per mezzo di una sontuosa scala a chiocciola in ferro rivestita a foglia d’argento e traforata da decori a giorno di elegante fattura, che scopriremo riprendere il disegno ricorrente in un lungo fregio che decora in alto il perimetro della sala.
Questo spazio magico unisce i morbidi toni della terra negli intonaci, lo scatto del sinuoso segno di evolvente “decompressione” della scala e una serie di pause in chiaroscuro alternate alla zone più luminose. Infine, complice una serie di motti in latino a tema religioso, giungiamo a capire di essere entrati in una piccola cappella, decorata con gusto storicista stile XV secolo, eseguito però nei primi anni del Novecento. Un’ulteriore complessità deriva dall’essere entrati direttamente dallo spazio del presbitero, anzi quasi nel punto in cui si trovava l’altare, separato dalla navata da un arco trionfale di pregevole fattura.

Gallery – la Cucina

Che pensare? Torniamo quindi alla storia di Casa Della Volpe. Trascorsa la parentesi napoleonica, il Monte di Pietà cessa nel 1820 e, dopo qualche compravendita, il proprietario Giovanni Gambetti vende la casa a quattro Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, congregazione fondata a Imola nel 1876 da Georgine Noiret, al secolo Suor Lucia, morta nel 1899, della quale è in atto un processo di beatificazione. È il 4 novembre 1905. Dopo tre anni viene benedetta la chiesina, ricavata su progetto dell’ingegnere Marco Guadagnini e costruita dal capomastro Marco Ferri, operanti a titolo gratuito. Il giovane professore Pio Manfrini di Lugo è invece l’autore della decorazione parietale, con l’invenzione della lunga fascia del fregio sommitale. A quei tempi il soppalco attuale non esisteva, mentre la trifora ivi presente nel muro opposto all’altare consentiva di seguire le celebrazioni liturgiche senza entrare nel piccolo spazio religioso.
L’Istituto del Sacro Cuore di Imola manterrà la propria sede in “via del Monte” fino al 1999. Seguono i lavori di recupero e di suddivisione in vari lotti commerciali. Nel 2005 Stefania Sanna, dopo essere stata chiamata in veste professionale, si innamora del luogo e acquisisce la proprietà della vecchia chiesina. Quindi decide di realizzare il soppalco e disegna tutto quello che si vede intorno: la scala, la piccola graziosa balconata, la bella vetrata con il grande occhio a separare la navata dal soppalco, adibito a sala riunioni ma pronto in qualsiasi momento a trasformarsi in camera da letto. E poi ovviamente tessuti e materiali, a cominciare dal parquet a tiratura manuale limitata in quadrotti in rilievo soto cui si cela il riscaldamento a pavimento, che altrove lascerà il posto a grandi termosifoni vagamente liberty. «È un ambiente positivo e avvolgente – commenta Stefania – in cui la gente si sente bene e non vuole più andarsene, perché avverte come questo luogo riesca a conferire una grande pace interiore. Perciò quello che ho voluto trasmettere è il calore, il sentirsi a proprio agio, avvolti da cose belle e da sensazioni piacevoli».
Questa caratteristica non appartiene soltanto agli oggetti, ma anche all’attenzione per l’ospitalità e l’accoglienza, a partire dalla presentazione dell’offerta del caffè al committente, che si trasforma in un piccolo rituale carico di charme. Nel corso dei lavori scopre inoltre e mette in vista il bel soffitto a disegno cassettonato sopra la zona dell’altare, come ora si presenta agli occhi degli ospiti mentre si rilassano davanti a alla stufa-camino in ghisa della Stuve, oppure consultano qualche documento uscito dal grande armadio ottocentesco in stile XVI secolo, seduti nelle poltroncine Baxter. Al centro dello spazio pone due tavoli di lavoro reciprocamente affrontati, dove lavorano le sue due efficienti collaboratrici. Oltrepassato l’episodio centrale della scala si incontra la biblioteca, da lei disegnata e realizzata in legno argentato, al cui centro campeggia un tavolo di Biagetti. Infine il “percorso di visita” si inoltra in una scaletta in mattoni, che scende nella vecchia cantina, recuperata come tavernetta, in cui lo spazio in penombra si articola nella zona cottura con piano ellisoidale in ferro smerigliato e area pranzo, con mobile pluriuso opportunamente arredato e pronto con un servizio all’americana a momenti conviviali di lavoro.

CREDITI

Progetto: Stefania Sanna (posta@stefaniasanna.it)
Pavimenti: Mariani snc (Sesto Imolese, Imola) I Vassalletti (Castelfranco di Sopra, Arezzo)
Riscaldamento: Arte del Fuoco di Jacopo Franzoni (Dozza Imolese)
Opere in ferro: Cm di Valtiero Villa (Brisighella)
Lavorazioni del ferro con laser: Gmc lamiere (Imola)
Luci: Viabizzuno srl (Bentivoglio, Bologna)
Anna Lari & C. snc (Nuvolento, Brescia)
Decorazioni: La Rana che salta (Ferrara)
Arredi: Verdarte di Cavina e Frattin snc (Imola)
Tappeti: Yacob di Zarb Haddadi Azari Mir Yaghoob (Imola)
Tessuti e complementi d’arredo: Bagnaresi Casa (Faenza)

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