Tra modernità e intimità: la “House C” di pinoni+lazzarini a Imola

Lo stupito spaesamento di una villa moderna nel quartiere che collega centro e autodromo Dino Ferrari

Esito elegante della radicale ristrutturazione di una classica casa anni ’50, la villa si trova nei dintorni del “grattacielo” di Imola e della casa del pittore futurista Mario Guido Dal Monte

ESTERNO PRIMA E DOPO LA RISTRUTTURAZIONE

Imola, periferia sudest della città, nei dintorni del “grattacielo” e della casa del pittore futurista Mario Guido Dal Monte (Imola,1906-1990). Passeggiando lungo i viali alberati di questo quartiere che collega il centro storico all’autodromo Dino Ferrari non riusciremmo certo a vedere questa House C, progettata da pinoni+lazzarini, vale a dire i giovani architetti Umberto Pinoni e Paolo Lazzarini con studio a Faenza. La casa infatti si trova circondata da caseggiati d’altezza in genere maggiore, al centro di un isolato di prima periferia cui si perviene per un corsello che ha origine dal viale alberato. Esito elegante della radicale ristrutturazione di una classica casa anni Cinquanta in muratura portante – con corollario di un piano fuori terra e tetto a padiglione – il fabbricato nasce per volere della padrona di casa, che decide di sfruttare un frustolo interno all’isolato, un lotto di terreno molto vincolato dalle preesistenze, per costruire l’abitazione della propria famiglia, costituita dalla coppia di genitori con una giovane figlia. L’area di sedime viene dunque rideclinata da un volume intonacato, cui si somma una parte sporgente al primo e al secondo piano, derivante dall’applicazione riuscita dalle rigide prescrizioni dei regolamenti comunali ed enfatizzata dalla parete ventilata rivestita in zinco-titanio.

Motore della realizzazione è la padrona di casa, la “signora delle orchidee”,

che decide di sfruttare un frustolo di terreno interno all’isolato per costruire l’abitazione della propria

famiglia, costituita dalla coppia di genitori con una giovane figlia

Il progetto nasce dalla volontà di introdurre la luce naturale dal centro della casa, obiettivo raggiunto mediante il suo svuotamento mediante un cavedio quasi completamente vetrato, che minimizza la necessità di aperture verso l’esterno e consegna ai proprietari una micro casa-patio, dotata di una grande privacy verso l’esterno e di reciproche trasparenze all’interno. Le forme architettoniche derivano da un codice linguistico contemporaneo di matrice razionalista, che i giovani progettisti dimostrano di aver meditato nella sedimentazione di segni ormai classici, come il tetto a terrazza, le finestre nastro – oscurate da vari tipi di tendaggi, interni o esterni e con diverse pesi e tessiture – e gli ampliamenti in aggetto, e che sul piano costruttivo si concretizza in una struttura in setti in cemento armato con alcuni pilastri in acciaio e solai in latero-cemento. Sia nel trattamento plastico delle facciate che negli spazi osmotici interni si legge l’urgenza compositiva di legare i volumi attraverso ambienti interconnessi o forme in sequenza, lavorando con «pochi elementi e materiali che caratterizzano gli intimi spazi in una ricerca architettonica minuziosa ed attenta» come argomentano i progettisti. L’ingresso viene segnalato da una tettoia e da qui ha inizio l’androne che porterà al cavedio centrale, in realtà un vano scoperto cielo-terra, già pronto a trasformarsi in un piccolo patio su cui si affacciano gli ambienti principali della casa.

Il progetto nasce dalla volontà di introdurre la luce naturale dal centro della casa,

obiettivo raggiunto con il suo svuotamento mediante un cavedio quasi completamente vetrato,

che minimizza la necessità di aperture verso l’esterno e consegna ai proprietari una micro casa – patio,

dotata di una grande privacy verso l’esterno e di reciproche trasparenze all’interno

INTERNI E CAVEDIO

Quindi si accede all’ingresso, da cui parte il vano scala, collocato a nord per lasciare la migliore esposizione e soleggiamento ai locali interni abitativi, mentre in pianta definisce una tripartizione e così facendo evoca l’impianto tradizionale planimetrico di una villa quasi quadrata. Fin dai primi passi all’interno sono subito esposti i temi cromatici, con una gamma limitata alla triade bianco/grigio/nero, che nei pavimenti sceglie la modernità della resina e si accende con moderazione nei toni dei bagni. Al piano terra si colloca il garage, posto per ragioni logistiche nell’angolo sud-est, di fronte al corsello d’ingresso. Nel versante orientale si allunga la palestra, uno spazio speciale per l’occasione omaggiato da una vetrata affacciata per oltre sette metri sul giardino, che rivela una delle caratteristiche salutiste della famiglia, energizzate dal tono cachi del bagno. Saliamo le scale, realizzate con pilastri metallici rivestiti in lamiera di ferro non trattato e gradini a sbalzo in lamiera stirata e forata. Lo sbarco al primo piano è già un anticipo del living, omaggiato da una serie di bianche orchidee, “firma” della padrona di casa, una committente particolarmente attenta e presente in tutte le fasi della realizzazione della casa stessa. Davanti a noi, oltre la ve- trata e il cavedio, compaiono le basi sospese della cucina, rivestita in grés grigio chiaro e con i fuochi ad induzione a rendere l’effetto più moderno e rarefatto. A sinistra troveremo la camera da letto dei genitori, con bagno annesso, viceversa a destra si dispone la zona giorno, articolata da un grande mobile di ferro stirato non trattato che la suddivide in sottospazi, e così, come sostengono i progettisti, «il design d’interni diventa materia architettonica plasmata per le esigenze di trasparenza, funzionalità e caratterizzazione degli ambienti».

LA CUCINA  E LE ARTICOLATE VETRATE

Quasi per un processo di sottrazione hanno origine il pranzo, la cucina, uno studiolo e il salotto, in cui ritroveremo le orchidee, questa volta nella nicchia portalegna a fianco del camino. Proseguendo al secondo e ultimo piano si accede alla grande camera della figlia, affacciata sia verso l’esterno sia sul cavedio, cinto per due lati dal terrazzo, vero ampliamento della zona living, omaggiato dal bambù che già avevamo visto, come in un processo circolare, nel giardino.

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