Edilizia, la miniera d’oro esaurita tra crisi dei mutui e burocrazia

All’inizio del millennio settore trainato da agevolazioni fiscali e facilità costruttiva Poi regole più rigide. E le imprese soffrono: Cmc e Acmar in concordato, Iter ko

Muratore

Chi c’era dentro all’epoca dice che la sensazione era quella di stare su una miniera d’oro inesauribile. Parliamo dell’edilizia di vent’anni fa. In particolare proprio attorno al 2002 ci fu un’accelerazione nel reparto non residenziale per sfruttare gli ultimi sgoccioli di alcune agevolazioni fiscali in scadenza riservate alla costruzione di uffici e negozi. Si stipulavano contratti di vendita per spazi non ancora ultimati pur di montare sul carro.

Pareva che il mercato non potesse conoscere intoppi. E invece dall’America arrivò l’onda dei mutui subprime. Ma tra gli addetti ai lavori non è quella l’unica causa indicata per spiegare il crollo del mattone. «L’altra è stata la burocrazia – ci risponde un ingegnere che si muove nell’immobiliare da trent’anni –. Ci sono lottizzazioni che si stano ultimando ora ma che risalgono a quegli anni». Se il regolamento per una urbanizzazione del Prg 1993 era qualche decina di pagine, con il Prg 2003 si passa a una mole di disposizioni che hanno complicato l’attività. O forse l’hanno regolamentata per evitare distorsioni.

Un elemento a favore della seconda ipotesi viene dall’osservazione delle tante unità immobiliare invendute: «La qualità realizzativa è pessima – dice ancora l’immobiliarista –. Perché in certi periodi si costruiva badando poco alla qualità perché si vendeva di tutto. Ma quella roba resterà invenduta perché sono cambiati gli standard: se mi offrissero oggi una Fiat 124 a km zero non la comprerei». E così anche il palazzinaro ha dovuto sgrezzarsi. E ampliare la squadra di tecnici di cui ha bisogno: «Oggi una qualunque urbanizzazione richiede 100-120 elaborati. Se un tempo bastavano due progettisti, ora servono 7-8 figure anche perché sul fronte del consumo energetico si sono fatti passi avanti enormi che richiedono competenze elevate». È cambiata anche la manodopera in cantiere: «Il mestiere del muratore non si può improvvisare ma è andato sempre più a scomparire. Ora lo fanno persone che non hanno potuto apprendere i consigli di qualcuno prima di loro». La fotografia dell’ultimo ventennio dell’edilizia in provincia di Ravenna non può mancare di un dato: le sorti delle tre principali imprese. Cmc, Acmar e Iter erano in auge all’inizio del millennio e ora le prime due sono in concordato e la terza non esiste più.

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