Cinquant’anni fa la catastrofe del Paguro al largo di Marina

Una fuoriuscita di gas ad altissima pressione distrusse in 48 ore
la piattaforma Agip. Commemorate le tre vittime dell’incidente

Commemorazione 50 anni disastro PaguroEra l’epoca pionieristica delle trivellazioni in Adriatico e il tragico incidente che affondò in poche ore la piattaforma di estrazione metanifera Paguro, di fronte al litorale di Marina, impressionò tutto il Paese per le proporzioni della catastrofe. Accadde fra il 28 e 29 settembre del 1965, esattamente cinquantanni fa. Delle 38 persone dell’equipaggio – che per scampare alla furia del gas fuoriuscito ad altissima pressione dal giacimento si dovettero gettare in mare nella notte – tre perirono fra le onde. Mezzo secolo dopo, la città ha ricordato il tragico evento e commemorato le tre vittime: il geologo Arturo Biagini, l’elettricista Bernardo Gervasoni e l’operaio Pietro Perri.

Ecco di seguito il racconto del disastro rievocato da Giovanni Fucci, presidente dell’Associazione Paguro di Ravenna che – assieme all’Amministrazione comunale, alla Capitaneria di Porto, all’Eni, ai parenti delle vittime e ai reduci di 50 anni fa – ha promosso la cerimonia per l’anniversario dell’affondamento del Paguro.
Nella foto in alto (di G. Corelli) un momento della commemorazione avvenuta in mare il 26 settembre. La corona d’alloro sarà collocata dai sub dell’associazione Il Paguro nei pressi del relitto.

Disastro Paguro 1965Un disastro inaspettato
«Nel dopoguerra l’Italia non possedeva piattaforme di perforazione, per cui le stesse erano noleggiate da armatori esteri a costi elevatissimi, da qui l’idea di costruire e lavorare con mezzi propri. Su licenza americana furono quindi fatte costruire dall’Agip le piattaforme mobili, self-elevating, prima la “Perro Negro“ e, nel 1962/63 a Porto Corsini, la gemella “Paguro“. Il Paguro prese subito il mare per iniziare l’attività di perforazione, ed a giugno del 1965 fu posizionato per il sondaggio di un nuovo pozzo, il Porto Corsini 7, su un fondale di 25 metri posto a 14,5 miglia dal porto di Marina di Ravenna. Proprio quando il 28 settembre del 1965 la trivella raggiunse il previsto giacimento di gas metano, a circa 2.900 metri di profondità, si verificò una eruzione di fluido. Purtroppo la trivella aveva intaccato un secondo giacimento sottostante, non previsto, che conteneva gas ad una pressione altissima. Vennero attivate le valvole di sicurezza di testa pozzo, ma poco dopo le pareti del pozzo cedettero e si sprigionò l’eruzione del gas, non più controllabile.
Come quasi sempre succede, anche questa tragedia scoppiò durante la notte e con condizioni meteomarine proibitive, la piattaforma fu avvolta dall’eruzione di acqua e gas, le 38 persone d’equipaggio abbandonarono la struttura. I mezzi di soccorso riuscirono a salvare 35 persone, ma purtroppo tre morirono annegate. La piattaforma poi s’incendiò ed il 29 settembre si inabissò nel cratere formato nel fondale dal gas, che continuava ad uscire alla pressione di circa 600 atmosfere.
Parte della piattaforma metallica era fusa dal calore del fuoco, le fiamme raggiusero un’altezza di 30 metri fuori acqua, e solo tre mesi dopo, grazie ad una nuova perforazione laterale riuscì a cementare il PC7.

Disastro Paguro 1965Dalla morte a nuova vita
Da allora sono passati 50 anni, la situazione del relitto non è mutata granchè, la parte più alta si trova sempre a meno 10 metri, buona parte degli alloggi è collassata corrosa dall’ossido e correnti galvaniche ed il cratere è sempre a meno 33 metri.
Il Paguro da quel lontano 1965 iniziò la propria metamorfosi e su quelle strutture martoriate da quel tragico evento è pian piano esplosa una nuova vita che affascina migliaia di subacquei che si immergono ogni anno.
Dal lontano 1996 ad oggi sono state realizzate sul relitto del Paguro oltre 63.000 immersioni grazie alle decine di volontari accompagnatori subacquei dell’Associazione che volontariamente e gratuitamente accompagnano i sub. Realizzate anche decine di concorsi foto-video subacquei, libri fotografici, libri scientifici, tre tesi di laurea, vari progetti di ripopolamento ittico di specie autoctone ed il primo ed unico progetto in Italia di costruzione di reef artificiale riutilizzando le parti sommerse di sei piattaforme Eni dismesse e demolite nel 1999/2000.
L’Associazione Paguro in continuità con la protezione e la valorizzazione del sito e dell’habitat subacqueo ha definito un impegnativo programma di attività teso sia alla memoria dell’evento, sia al valore e rispetto per il nostro mare».

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