Processo Cagnoni al via, Comune e tre associazioni chiedono di essere parte civile

Il medico è accusato di aver ucciso la moglie a bastonate. Udienza preliminare a porte chiuse

Cagnoni

Matteo Cagnoni con Giulia Ballestri

Il processo di Matteo Cagnoni si apre domani mattina, giovedì 22 giugno. Il gup Antonella Guidomei deciderà il destino processuale del medico, accusato della morte della moglie, Giulia Ballestri avvenuta il 16 settembre 2016. Pesanti gli indizi a suo carico ma la difesa, con gli avvocati Giovanni Trombini e Lorenzo Dalaiti, promette battaglia. Il giudice dovrà valutare la costituzione delle parti civili: oltre alla famiglia di Giulia, farà richiesta anche il Comune e tre associazioni (Linea Rosa, Unione Donne Italiane e Dalla Parte dei Minori).

Di fronte a Cagnoni ci sono in sostanza due strade: l’abbreviato, che in caso di colpevolezza fermerebbe la pena a trent’anni (se non dovessero essere riconosciute le aggravanti), o il rito ordinario in Corte d’Assise nel quale rischierebbe però l’ergastolo. Nei casi di omicidio non si patteggia e sembra remota, a fronte del grande numero di indizi, la possibilità di un’archiviazione. Secondo quanto emerso Cagnoni dovrebbe essere in aula. La difesa tenterà di smontare l’impianto probatorio raccolto dal procuratore Alessandro Mancini e dal pm titolare del fascicolo, Cristina D’Aniello. Si opporà con ogni probabilità alla costituzione delle parti civili e presenterà una serie di eccezioni difensive prima di arrivare alla scelta tra abbreviato e Assise.

La decisione del Comune è una novità a Ravenna. «La volontà di procedere in questo senso – spiega l’amministrazione in una nota – si fonda nel rispetto dello Statuto del Comune di Ravenna, atto primario che recita i principi fondamentali e le finalità delle azioni del Comune tra le quali la promozione dei valori sociali di cui la comunità è espressione, con particolare riferimento alla tutela della vita, della persona e della famiglia. Sempre nel rispetto dello Statuto la costituzione di parte civile è diretta applicazione dell’articolo 2, comma e) che persegue l’obiettivo di contrastare fenomeni di violenza alle donne assicurando, per quanto di competenza, il sostegno e la tutela delle vittime, con possibilità di costituirsi parte civile». Secondo l’Udi quello di Giulia Ballestri non è stato «un semplice fatto di cronaca, né di un delitto passionale, bensì di un femminicidio».

Alberto Ancarani, consigliere di FI, non è d’accordo sulla scelta. Parla di «arma di distrazione e di massa dell’amministrazione De Pascale per mascherare un anno di inefficienze» e di «bassissima speculazione politica».Il Comune, ricorda Ancarani, «su un fatto che gli competeva molto di più, ovvero un procedimento nei confronti di dipendenti comunali presuntivamente infedeli, scelse di non costituirsi parte civile. Ci riferiamo alla vicenda relativa alla delibera sulla logistica del porto. L’indagine iniziò con la giunta Matteucci ma la scelta di non costituirsi parte civile nel procedimento avvenne a giunta De Pascale ampiamente insediata».

Il forzista definisce questo attegiamento come un «doppiopesismo peloso finalizzato a prendere qualche applauso visto che arrivano ceffoni da ogni parte serviva un’occasione esterna e questa speculazione politica sulla pelle della povera Giulia Ballestri mascherata da tutela sociale non può che definirsi tale». In ogni caso Ancarani parla anche di una «questione di opportunità» sulla decisione del Comune di costituirsi parte civile su un fatto di cronaca.

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