Operazione della guardia di finanza partita da Lugo: sequestrati 15mila capi, coinvolta una catena di 14 negozi in Italia gestita da tre stranieri. Dopo il primo sequestro in aprile avevano messo in liquidazione la società indagata e aperto una nuova attività
Le indagini erano partite nei mesi socrsi da alcune segnalazioni al 117 da cittadini che avevano scoperto l’etichetta “Made in China” su capi di abbigliamento venduti per italiani in un negozio di Lugo. I Finanzieri hanno presto appurato che il negozio faceva parte di un’ampia catena commerciale gestita da tre cinesi residenti a Bologna, formata da quattordici punti vendita anche nelle centralissime vie dello shopping di Bologna, Genova, Firenze, Treviso, Pisa e Lucca. Le società di gestione non erano produttrici, né direttamente né tramite terzisti, dei capi di abbigliamento e degli accessori venduti e, pertanto, non potevano attribuire ai beni commercializzati alcuna indicazione di origine, prerogativa di esclusiva competenza del produttore. In aprile la perquisizione della Finanza in tutti i punti vendita ha portato al sequestro di 2.500 capi di abbigliamento oltre a centomila cartellini attestanti il falso “Made in Italy”, molti dei quali ancora conservati nelle loro scatole e pronti per essere applicati alla merce in magazzino.