In una ex porcilaia e nel baule di un’auto 8 quintali di droga: due arresti

Operazione dei carabinieri nelle campagne attorno all’ex zuccherificio: la merce poteva fruttare fino a 8 milioni di euro sul mercato al dettaglio

In una ex porcilaia nelle campagne nei dintorni dell’ex zuccherificio di Russi, oggi utilizzata come ricovero per attrezzi agricoli, erano nascosti 600 kg di marijuana suddivisi in balle e 128 kg di hashish ripartiti in panetti. Sommati ai 70 kg trovati a bordo di una vettura che aveva appena lasciato il casolare fanno otto quintali di droga con un valore teorico sul mercato al dettaglio di circa 8 milioni di euro. Sono i contorni dell’operazione conclusa il 22 luglio dai carabinieri del nucleo investigativo in collaborazione con la compagnia di Ravenna. In manette sono finiti due uomini: un 70enne lombardo incensurato al volante dell’auto e un 40enne albanese che aveva in affitto l’immobile usato come magazzino.

Il sequestro è arrivato al termine di un’attività di indagine di alcuni mesi partita dalle informazioni raccolte dai militari attraverso fonti investigative: «Ci segnalavano movimenti anomali e frequenti nelle campagne di Russi – spiega il maggiore Antonio Pisapia, comandante dell’Investigativo –. E abbiamo intensificato i controlli del territorio soprattutto nei giorni del weekend in cui c’è più gente verso le località di mare e meno via vai nell’entroterra».

Ma non sarebbe solo questione di buone fonti: a propiziare il buon esito dell’operazione avrebbe contribuito – stando alle informazioni divulgate dal comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Roberto De Cinti – anche un pizzico di fortuna a sostegno dell’intuito. Nel pomeriggio di domenica una pattuglia in perlustrazione si sarebbe accorta di una Citroen C5 impegnata in una manovra anomala quando si è immessa sulla statale San Vitale nella zona artigianale alle porte di Russi ed è scattato il controllo. Nel baule c’erano 70 kg di marijuana confezionati in balle avvolte da cellophane. Alla guida un imprenditore della provincia di Monza-Brianza: 70 anni, incensurato, sposato, titolare di una fabbrica artigianale di mobili con diversi dipendenti. Non è stato particolarmente collaborativo nel fornire spiegazioni sulla provenienza e sulla destinazione del carico: i militari allora hanno imboccato la strada di provenienza della vettura percorrendola a ritroso e bussando quasi casa per casa alla ricerca di indizi utili. E così sono arrivati al casolare la cui titolare, una donna anziana, è all’oscuro di tutto: l’edificio lontano dalle vie di comunicazione più battute, come detto, è nella disponibilità di un 40enne albanese residente in paese con precedenti per droga e titolare di una ditta di smaltimento rifiuti speciali.

Non è stato difficile stabilire che il carico in auto e la merce nel casolare fossero della stessa partita: il confezionamento delle balle, il materiale utilizzato e le scritte sugli involucri corrispondono. Proprio questi dettagli hanno già fornito alcuni elementi utili agli investigatori e potranno fornirne altri con il prosieguo delle indagini: «Non ci sono tracce di sabbia o schizzi di acqua marina quindi tendiamo a escludere che il canale di arrivo sia quello via mare – ha spiegato il colonnello De Cinti – però al tempo stesso si può ipotizzare che sia merce dai Balcani. Cercheremo di capire se le scritte abbiano un significato per la rotta». Insomma al momento vengono esclusi collegamenti con l’operazione di novembre che portà al sequestro di 2,5 tonnellate a Lido di Savio.

Le indagini sul caso Russi proseguono: «Si può ipotizzare che il 70enne avesse appena caricato e fosse diretto verso casa in Lombardia – dice il maggiore Andrea Davini, comandante della compagnia – ma sarà importante stabilire la provenienza della droga e gli effettivi canali di smercio». L’ingente quantità lascia ipotizzare che si sia in un punto alto della catena di smercio.

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