Un detenuto su due ha problemi di tossicodipendenza

A garantire l’assistenza sanitaria cinque medici e quattro infermieri più vari specialisti

Grate CarcereInquadrare lo stato di salute della persona ma anche riuscire a capire come reagirà ritrovandosi dalla vita quotidiana a dietro alle sbarre: questo è l’obiettivo dell’équipe medica a cui compete l’assistenza sanitaria in carcere.

In servizio a Port’Aurea quattro medici di medicina generale e quattro infermieri seguiti da un coordinatore, dal 2008 tutti passati dal ministero di Giustizia all’Ausl. A loro si affiancano alcuni specialisti (psicologo, psichiatra, dermatologo, infettivologo) che sono presenti solo alcune ore settimanali. Infine per altre necessità si chiama lo specialista solo al momento del bisogno oppure il detenuto viene scortato all’esterno nell’ambulatorio specifico (come accade con il dentista e il cardiologo).

La legge prevede che la prima visita medica generale debba avvenire entro le 24 ore dall’ingresso del detenuto in carcere. A Ravenna, grazie anche alla ridotta dimensione della struttura, questa avviene entro poche ore dall’arrivo dell’arrestato. La struttura è poi dotata di un protocollo interno che prevede una seconda visita il giorno successivo alla prima, per aggiornare eventuali informazioni che il paziente al primo colloquio potrebbe aver dimenticato, complice la concitazione dei momenti. Ma anche per avere subito una misurazione dell’impatto sul soggetto. Tutta la cartella clinica confluisce in un fascicolo elettronico a disposizione di tutta l’amministrazione carceraria, facilitando le cose in caso di trasferimento fra strutture.

Trattandosi di una casa circondariale, il turn over è piuttosto delevato: a fronte di 80-90 detenuti, in un anno si registrano 350-400 ingressi. L’approccio medico avviene senza dare troppo peso alla durata della permanenza anche perché non sempre il detenuto sa quanto resterà.
Se si tiene conto che circa la metà dei detenuti ha problemi di tossicodipendenze, è facile immaginare quali siano i disagi e le patologie più frequenti da gestire. In ogni caso ogni detenuto al mattino al passaggio degli agenti della Polpen può fare richiesta di essere visitato per eventuali disturbi.

Ogni settimana si riunisce la commissione per il rischio suicidiario: obiettivo è la condivisione fra tutte le parti della macchina carceraria delle informazioni sui singoli detenuti cercando di avere un quadro più possibile completo per accendere i campanelli di allarme. Negli ultimi dodici mesi due episodi, dopo quasi dieci anni senza casi. Per quanto riguarda i fenomeni di autolesionismo ne sono accaduti quattro nel 2018 e tre nel 2017.

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