È morto Pietro Barberini, giornalista e studioso di Ravenna e della Romagna

La scomparsa dopo il veloce aggravarsi di una malattia. Rigoroso e ironico, ci lascia innumerevoli saggi e articoli sulla storia, la geografia, la cultura e il costume del nostro territorio

Pietro Barberini

Con grandissimo dispiacere e commozione, in questi ultimi giorni di agosto, apprendo che l’amico e collega Pietro Barberini ci ha lasciato.
È morto a 67 anni dopo una veloce e feroce malattia diagnosticata pochi mesi fa. Ci eravamo visti in primavera per discutere di progetti editoriali e, nello stesso periodo, lo avevo appena intravisto in occasione di una affollata presentazione di un suo libro su “filosofia” e itinerari della bicicletta che era una sua passione, e un mezzo che usava sempre per divertirsi ma anche per scoprire e riscoprire il nostro territorio, di cui era un eccelso esperto e conoscitore.
Poi è iniziata la sua lotta contro l’aggravarsi del male che non gli ha lasciato scampo.

Pietro l’ho conosciuto e iniziato a frequentare almeno 25 anni fa, negli anni ’90, quando era già a capo dell’ufficio stampa della Lega delle Cooperative e della Federazione, che ha svolto per diverso tempo fino alla pensione alcuni anni addietro. Era un giornalista che aveva prestato la sua professionalità all’informazione sociale ed economica istituzionale del mondo cooperativo, ma quando poteva e gli piaceva firmava articoli e saggi, su diversi media e con vari editori, spesso legati alla sua grande cultura e alle sue ricerche sulla storia e le trasformazioni del territorio ravennate e romagnolo, rigorose sul piano scientifico ma anche ricche di aneddoti e curiosità.

Per questo a partire dai primi anni Duemila avevamo stretto un’amicizia e una collaborazione con i giornali che dirigevo, che si era evoluta nel tempo su tanti interessi comuni. Prima su “Ravenna&Dintorni” e poi in modo più approfondito sulla rivista dell’abitare “Casa Premium”, di cui era una delle colonne portanti, anche come fotografo, che era una delle sue tante passioni ed esperienze.
Oltre ad approfondite discussioni sui temi che proponeva in occasioni di innumerevoli riunioni di redazione e momenti conviviali, con Pietro ho condiviso diverse escursioni in giro nelle nostre terre tra fiumi e campagne, colline e valli, fino al mare, lui sempre pronto a raccontare qualche storia condita da battute sagaci, con la sua espressività un po’ sghemba, lievemente ironica e disincantata.

Ci lascia vari libri sulle sue ricerche e un ricco patrimonio di articoli, molti dei quali ho pubblicato come editore, di cui gli sono immensamente grato e che ormai sono patrimonio pubblico delle ricerche sulla cultura, l’antropologia, la storia e la geografia locale.

Pietro ci mancherà come giornalista e studioso, compagno di tante “sfide” culturali, ma soprattutto come amico autentico, disponibile e generoso.
Anche a nome di tutti i redattori e collaboratori della società editoriale Reclam abbraccio affettuosamente la moglie Novella e tutti gli altri amici e colleghi che hanno voluto bene a Pietro e hanno condiviso con lui vita, passioni e lavoro.

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