Un carropontista della coop Lb impiegato a Marcegaglia era accusato di simulare il disturbo fisico e invece il giudice ha stabilito che «il caso è lontano anni luce da una simulazione»: dovrà essere reintegrato e avrà una indennità di 25mila euro
A dare notizia del caso è il Sindacato generale di base (Sgb): «Il lavoratore a giugno del 2017 era stato ricoverato in ospedale una settimana per una polmonite. Alle dimissioni gli veniva prescritto di portare un busto fino alla guarigione per un contestuale dolore alla schiena. Patologie e lesioni che, come accertato dal medico legale nominato dal tribunale, giustificano pienamente la sua assenza dal lavoro per circa tre mesi». Ma sin dai primi giorni di assenza la coop ha assoldato il detective: «È stato fotografato mentre svolgeva semplici attività di vita quotidiana, di cura verso la moglie e la figlia minore, consultava Sgb a cui è iscritto. Un pedinamento per accusare il lavoratore di fingere la malattia e poi licenziarlo».
Nel pronunciamento di ieri, 13 novembre, il giudice arriva a dire che «il caso è lontano anni luce da una ipotesi simulatoria». Un’affermazione che si basa sulle carte dei medici che visitarono il lavoratore e sugli accertamenti del consulente tecnico d’ufficio incaricato.
L’avvocato Mauro Silvestri, che insieme al collega Francesco Montanari ha seguito il caso tutelando il lavoratore, sottolinea anche un altro aspetto della vicenda: «L’azienda ha provato a sostenere che il lavoratore non avesse rispettato le disposizioni perché l’investigatore privato aveva accertato che non era a casa negli orari richiesti. Il giudice ha invece stabilito che questi accertamenti spettano solo all’Inps con regolare visita fiscale che il datore di lavoro può richiedere ma non può eseguire spontaneamente con un incaricato. Non mi è capitato molto spesso di trovare un’azienda che abbia fatto pedinare un lavoratore in malattia».