Due dipendenti Cmc in carcere in Kuwait per 10 ore: «La polizia parlava solo arabo»

Arrestati con l’accusa da una ditta subappaltatrice di aver danneggiato un macchinario in cantiere, rilasciati dopo gli accertamenti. Dalla coop si apprende che c’è un contenzioso con la committenza di un lavoro

Cmccella

Un fotogramma del video girato in cella da uno dei lavoratori Cmc arrestati in Kuwait

Due dipendenti della Cmc di Ravenna hanno trascorso una giornata in carcere in Kuwait con l’accusa di aver danneggiato un macchinario di una ditta che lavorava in subappalto per la cooperativa edile in un cantiere nell’emirato mediorientale. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Agi, che ha preso contatti con uno dei lavoratori, i due sono stati rilasciati stamani dopo dieci ore in cella mentre la polizia svolgeva gli accertamenti. Andrea Urciuoli di Cesena e Ricardo Pinella di origini portoghesi hanno riottenuto i passaporti e stanno ultimando le pratiche per risolvere la situazione e lasciare il Paese in una settimana.

«Quello che hanno fatto non sta nè in cielo nè in terra – sono le parole di Urciuoli riportate dall’Agi –, i poliziotti parlavano solo in arabo non facendoci capire cosa stesse accadendo. Desidero ringraziare la Cmc, le aziende del gruppo e le ambasciate italiana e portoghese per l’assistenza che ci è stata data». Durante la permanenza in cella i due hanno anche girato un video con il telefonino che è stato divulgato da Tr24.

Secondo quanto apprende R&D dall’ufficio stampa della coop, la vicenda nascerebbe da un contenzioso tra Cmc e la committenza dei lavori. Incomprensioni tra le parti hanno portato il colosso delle costruzioni ha risolvere il contratto unilateralmente per abbandonare il sito. Questo avrebbe suscitato la rabbia delle aziende subappaltatrici che vedevano svanire il loro lavoro. Alcuni rappresentanti delle ditte sarebbero quindi arrivati nel cantiere, dove Urciuoli e Pinella erano gli ultimi rimasti per risolvere le incombenze, e li avrebbero accusati di danneggiamenti ai macchinari chiedendo l’intervento della polizia.

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