I dipendenti incrociano le braccia il 2 aprile e in provincia di Ravenna organizzano un presidio in via Trieste davanti alla direzione: «Le tasse, pagate spontaneamente o per effetto del lavoro dei dipendenti dell’Agenzia, servono affinché tutta la comunità nazionale ne possa trarre beneficio attraverso i servizi pubblici erogati»
I dipendenti dell’Agenzia hanno parte del loro salario legato al raggiungimento di obiettivi fissati per legge e dalle convenzioni annuali Ministero dell’Economia e delle Finanze/Agenzia delle Entrate. «Per gli anni 2016 e 2017 sono stati raggiunti gli obiettivi assegnati e ancora oggi non sono stati remunerati per quel traguardo raggiunto (salario di produttività) anzi, al contrario, l’Agenzia vuole ridurre di 30 milioni di euro i fondi utilizzati per quei pagamenti. Li vuole ridurre senza alcuna spiegazione convincente».
L’Agenzia delle Entrate ha come obiettivo principale quello di far sì che le leggi fiscali nel nostro paese siano rispettate. «Per fare questo persegue gli evasori fiscali e li obbliga a pagare le tasse al pari di chi rispetta la legge e le paga regolarmente. Per questo lavoro pubblico svolto, non come nel privato per il legittimo profitto del datore di lavoro, bensì per l’interesse della intera collettività nazionale, i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate sono remunerati. Le tasse, pagate spontaneamente o per effetto del lavoro dei dipendenti dell’Agenzia, servono affinché tutta la comunità nazionale ne possa trarre beneficio attraverso i servizi pubblici erogati: scuole, sanità, assistenza, previdenza, strade, ferrovie e molto altro ancora. Tutti servizi migliorabili, certo, ma senza le tasse pagate dai cittadini onesti non ci sarebbero servizi pubblici nel nostro paese. Se tutti pagassero le tasse i servizi sarebbero migliori e ciascuno cittadino del nostro paese pagherebbe meno tasse».
I sindacati temono uno scenario peggiorativo: «Nel corso del tempo la missione dell’Agenzia sembra mutare, da amministrazione strettamente legata alla lotta all’evasione fiscale a amministrazione erogatrice di servizi. Il futuro di questi poco più di 34 mila dipendenti dello Stato, altamente professionalizzati, in perenne sotto organico, con carichi di lavoro sempre più pesanti, è a rischio».