Lpr: «Cibo umanitario gettato in strada come spazzatura. Chi lo aveva in gestione?»

Lista per Ravenna documenta un caso riscontrato da alcuni cittadini nella zona dell’ex macello e chiede che la polizia municipale verifichi la provenienza di quelle confezioni

Alimenti Integri A Terra Vicino Ai Cassonetti Alcune vaschette di cibo parzialmente consumate, parte di un lotto acquistato col contributo della Regione Emilia-Romagna e destinato ad attività sociali di carattere umanitario, sono state trovate gettate a terra nei pressi di un cassonetto Humanas dedicato al recupero degli indumenti usati in via Poggiali, traversa di via Carraie, a pochi passi dal centro storico di Ravenna, zona ex macello. La segnalazione arriva da Lista per Ravenna, forza politica di opposizione. Che ha informato la polizia municipale e chiede al sindaco di spiegare a chi quegli alimenti fossero stati assegnati e in che modo.

Penne Al SalmoneA fare un sopralluogo e a scattare le immagini di questa pagina è stato Stefano Donati, capogruppo di Lpr nel consiglio territoriale del centro urbano. Donati è andato sul posto ieri, 24 settembre, per verificare e oggi quando si è accorto che nulla era stato rimosso ha osservato meglio la situazione: le confezioni ancora sigillate sono di pasta e «l’acquisto del lotto di cui facevano parte è avvenuto col contributo della Regione Emilia-Romagna, attraverso l’Agenzia territoriale per i servizi Idrici e Rifiuti (Atersir), il cui consiglio locale di Ravenna, composto dai Comuni di questa provincia, ha come maggiore azionista quello di Ravenna».

Alimenti Confezionati Tra I Rifiuti Chi Li PagaIl consigliere comunale di Lpr e decano dell’opposizione, Alvaro Ancisi, non sa spiegare «per quali ragioni e modi, sconosciuti anche ai consiglieri comunali di Ravenna, questo servizio sia pagato dai cittadini con le tariffe dell’acqua e dei rifiuti, in conto dei servizi erogati da Hera». Ancisi lamenta che «quei preziosi alimenti avrebbero potuto ricevere migliore accoglienza da molti concittadini che stentano a soddisfare la fame, assistiti o no, italiani e non italiani, dai servizi sociali del Comune di Ravenna. Ne avrebbero fatto migliore distribuzione e gestione, per esempio, la Caritas, le parrocchie e altri gruppi del volontariato sociale non stipendiati e non finanziati con denaro pubblico».

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