Numerosi volatili nella zona umida in stato di secca a nord di Ravenna lungo la Romea: l’uomo non è sensibile all’intossicazione di queste tossine ma è sconsigliato avvicinarsi all’area
Per contrastare anossia e ristagno – condizioni favorenti il batterio e la produzione della tossina, già in parte mutate dalle piogge delle ultime ore dopo il periodo estivo – sarà quanto prima immessa ulteriore acqua alla valle, grazie alla disponibilità di Ravenna Servizi Industriali e Romagna Acque. Mentre continueranno i campionamenti, si intensificherà il lavoro di cura degli animali malati ancora vivi e quello di recupero delle carcasse, grazie ai volontari dell’Associazione Ornitologica Romagnola e Ambito Territoriale Caccia, coordinati dagli agenti di Polizia Locale addetti alla vigilanza delle zone naturali, con la collaborazione del Centro Recupero Avifauna.
La Federcaccia della provincia di Ravenna accusa le istituzioni di aver causato questo «ennesimo disastro ambientale, ennesima vergogna». La motivazione sarebbe da ricercare nel mancato ricambio di acqua nella valle di proprietà pubblica tra Punte Alberete e Mandriole – «l’acqua viene elemosinata dai soggetti privati che detengono i diritti di presa delle acque dal Lamone o dal Reno» – e l’imputridimento avrebbe fatto esplodere il botulino: «Quali sono gli interessi che impediscono di disporre dell’acqua del Lamone?».