I tronchi spingono sulle colonne rimaste in piedi dopo il crollo del 2018. A ridosso della chiusa sono presenti detriti legnosi
Gardin dice: «È inaccettabile che le autorità preposte non abbiano ancora terminato i lavori di ricostruzione della diga, col risultato che in alcuni tratti, l’acqua ha ricominciato a mangiarsi le sponde. Siamo nel periodo invernale, ed è naturale che il fiume si ingrossi per le piene mettendo a rischio gli argini non manutentati a dovere».
Del resto «questa terribile calamità ha già provocato la morte di una persona, pertanto non si corra il rischio di piangere altre vittime» chiosa Gardin, ricordando come il crollo della diga, nel 2018, avesse inghiottito il 55enne Danilo Zavatta, che si trovava in quel momento sulla passerella. «Oggi a ridosso della chiusa sono presenti alberi e tronchi. Che limitano il deflusso dell’acqua e spingono sulle colonne rimaste in piedi dopo il crollo. Mi chiedo perché la Regione e gli altri enti non facciano il necessario per scongiurare nuovi danni e ridurre il pericolo per il centro abitato del San Bartolo».