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    Categoria: cronaca

Attacco Cgil: «Le Cra più colpite dal Covid sono gestite da coop sociali o privati»

Secondo i dati forniti dal sindacato, in provincia di Ravenna nella seconda ondata circa 460 positività nelle strutture per anziani: «Una gestione che vuole il profitto può dare sicurezza?». Segnalato il caso di una struttura dove il personale doveva lavare la propria divisa

Nella seconda ondata della pandemia di Sars-Cov-2 nelle case di riposo per anziani in provincia di Ravenna si sono registrati circa 460 casi di positività (circa 280 ospiti e il resto tra il personale) e nella quasi totalità si tratta di strutture gestite dalla cooperazione sociale, da privati o strutture non accreditate. Lo rende noto la Cgil di Ravenna. La Funzione Pubblica del sindaco esprime grande preoccupazione per lo scenario: «È compatibile una gestione finalizzata al profitto con l’assistenza, la salute e sicurezza di ospiti e personale?».

Il sindacato cita il caso estremo di una struttura in cui i dipendenti erano obbligati a lavare i propri indumenti da lavoro a casa e si vedevano consegnare una mascherina chirurgica per turni di 6 ore. «Non è possibile che, ancora oggi, una struttura per anziani non sia dotata di un servizio professionale di lavanderia e dia risposte approssimative al sindacato quando chiede chiarimenti in merito a protocolli covid e gestione dell’emergenza. Troppo spesso succede che le mascherine chirurgiche siano centellinate o date solo su richiesta, che le mascherine Ffp2 non siano fornite, assieme a visiere e camici idonei».

La Cgil ritiene che non sia solo un problema di allentamento nell’applicazione di protocolli e norme, ma vi sia una questione di fondo nel modello organizzativo: «Il numero di focolai e l’ampio raggio di persone coinvolte fra operatori sanitari, infermieri, oss, fisioterapisti, responsabili delle attività assistenziali e utenti, ci convince ogni giorno di più della necessità di ripensare il modello organizzativo del lavoro, coniugandolo positivamente con le necessità di anziani e dipendenti. Serve un modello che garantisca la sicurezza e la salute a ospiti e lavoratori. Queste gestioni non hanno il presupposto per isolare e gestire il contagio. Una volta che il virus entra in struttura, il sistema implode trasmettendo il virus, con conseguenze a volte letali, a ospiti, personale e loro familiari».

La responsabile Fp socio-sanitario Sara Massaroli e il segretario generale Fp-Cgil Alberto Mazzoni si rivolgono agli interlocutori – Distretto Sanitario, Dipartimento di sanità pubblica, Asp, centrali cooperative e loro associate – per creare le condizioni indispensabili per invertire questo trend in ogni singola realtà. «Chiediamo alle cooperative virtuose, con le quali sono costanti gli incontri di aggiornamento e coinvolgimento nei protocolli covid e di informazione sulle situazioni di focolai, di essere da esempio. Chiediamo a tutti i gestori privati e pubblici la massima collaborazione per garantire screening e tamponi con cadenza almeno quindicinale, perché è sotto gli occhi di tutti che tamponi eseguiti ogni 30/40 giorni siano quanto meno tardivi e insufficienti».