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    Categoria: cronaca

Casse di colmata, processo sui fanghi: in appello assoluzione per tutti i 6 manager

La procura contestava la creazione di discariche abusive con la permanenza dei materiali dragati dai fondali oltre i termini autorizzati e chiedeva un anno e mezzo per dirigenti ai vertici di Ap, Sapir e Cmc. Erano già arrivate altre tre prescrizioni

Tutti assolti in appello i sei imputati del processo per i reati ambientali contestati nell’ambito della creazione di otto casse di colmata per fanghi di dragaggio del porto di Ravenna. “Il fatto non costituisce reato”, hanno affermato i giudici. Alla sbarra c’erano figure di vertice dell’Autorità portuale che ha appaltato i lavori, della Cmc che li ha eseguiti e della Sapir che ha concesso in affitto i propri terreni per le casse. L’accusa chiedeva un anno e mezzo per tutti sostenendo che la permanenza oltre i termini concessi dalle autorizzazioni avesse trasformato i sedimenti in rifiuti speciali e le casse in discariche abusive.

Il riferimento normativo complessivo è il testo unico 152/2006 che richiama sostanzialmente tutte le precedenti disposizioni. I depositi erano partiti nel 2008, le scadenze più recenti risalivano alla fine del 2012 ma altre erano precedenti. In totale circa tre milioni di metri cubi di materiale (volume equivalente circa a 30mila Tir) conferito nelle casse in momenti diversi nel corso del tempo.

Per tre degli imputati si è trattato della conferma della sentenza di primo grado del 2019, per gli altri tre invece il ribaltamento rispetto alle condanne ricevute. Le assoluzioni che hanno modificato la prima sentenza hanno riguardato l’ingegnere Galliano Di Marco (presidente di Ap dal 2012 al marzo 2016, in primo grado per lui un anno e quattro mesi), Dario Foschini (amministratore delegato della Cmc dal 2009 al marzo 2015, nove mesi al primo processo), Maurizio Fucchi (vicepresidente della Cmc dal 2011 al giugno 2014, condanna a nove mesi). Per loro era stato deciso anche l’obbligo di provvedere al recupero e smaltimento dei fanghi.

Hanno visto confermata l’assoluzione Alfredo Fioretti (vicepresidente della Cmc fino al 2017 e poi presidente), Matteo Casadio e Roberto Rubboli (presidente e amministratore delegato di Sapir dopo il 2011). Per altre tre persone era arrivato l’avviso di fine indagini ma a chiudere i loro fascicoli ci aveva pensato la prescrizione: Giuseppe Parrello (presidente Ap dal 2003 al 2012), Giordano Angelini (presidente Sapir dal 2001 al 2011) e Guido Leoni (vicepresidente Cmc fino al 2011). Il decimo e ultimo indagato era Massimo Matteucci, presidente della Cmc: la morte nel 2017 aveva concluso le sue vicende giudiziarie. Già in primo grado erano state dissequestrate le casse e restituite alla proprietà, venendo respinta la richiesta di confisca dei terreni avanzata dalla procura.