Morì a 35 anni, Ausl condannata a un maxi risarcimento per omissioni dei medici

Nel 2008 l’uomo chiamò la guardia medica al mattino che non dispose il ricovero, poi anche in ospedale venne dimesso dopo una flebo ma a mezzanotte il decesso

La sezione civile del tribunale di Bologna in Appello ha condannato l’Ausl Romagna, con sentenza depositata il 2 febbraio, al pagamento del massimo risarcimento previsto per i familiari di Giuseppe Consiglio morto nel 2008 a 35 anni: l’uomo – obeso, fumatore e in cura per l’ipertensione — morì per “rottura intrapericardica di aorta dissecata” ma, come riportano Il Resto del Carlino e il Corriere Romagna, secondo i giudici si sarebbe potuto salvare se si fosse eseguito l’intervento chirurgico prima del verificarsi della lesione intestinale e comunque l’intervento avrebbe avuto probabilità di successo superiori al 50 percento anche qualora fosse stato eseguito al primo manifestarsi della medesima lesione.

I fatti, in sintesi, andarono così. Consiglio si svegliò con dolori e la guardia medica attribuì il malessere a una gastroenterite e così il paziente, dopo la somministrazione di un farmaco, non venne trasportato in ospedale nonostante l’infermiera del 118 intervenuta sul posto avesse proposto il ricovero. Alle 15 il paziente arrivò davvero al “Santa Maria delle Croci” perché le sue condizioni si erano aggravate: dopo una flebo fu dimesso. In serata un ulteriore aggravamento e il ritorno in ospedale dove l’uomo morì poco prima di mezzanotte.

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