«Nel 2022 i furti in casa in provincia sono stati il 41 percento in meno del 2019»

Un bilancio alla fine del primo anno di lavoro per il prefetto Castrese De Rosa con un confronto rispetto ai tempi pre Covid. Il comitato per l’ordine pubblico è diventato itinerante e si è riunito 44 volte. In arrivo un’ispezione antimafia in un cantiere: «I fondi del Pnrr attirano la criminalità»

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Il prefetto Castrese De Rosa

Ci sono due dei 90 indicatori nella ricerca de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita in Italia in cui Ravenna è all’ultimo posto tra le 107 province. Uno è “furti in abitazione” ed è così da anni. Da qui è partita l’intervista al prefetto Castrese De Rosa, insediatosi dieci mesi fa.

Ravenna non si scrolla di dosso quella maglia nera…
«Le classifiche non mi appassionano molto, in positivo e in negativo. Però se vogliamo parlarne si può dire che la classifica fa riferimento ai dati 2021 e il consuntivo 2022, che abbiamo appena completato (sarà presentato alla stampa il 22 dicembre, ndr), ci dice che la situazione è migliorata. Il confronto ha senso farlo con il periodo pre pandemico. Nel 2022 in provincia c’è stato un calo del 25,5 percento dei furti rispetto ai 7.700 del 2019 e del 41 percento se parliamo solo di quelli in abitazione. Il confronto fra le stesse annate per la città dice un calo del 31,3 percento per i furti complessivi e del 40,8 per quelli nelle case».

Il giorno del suo insediamento disse che le interessava di più la percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Come sta quella?
«Da quello che posso vedere non c’è sensazione di allarme. È un territorio che non ha situazioni critiche che generano insicurezza. È un territorio dove si denuncia ogni piccolo reato ed è giusto che sia così, ma questo incide anche sulle classifiche».

Al tema della sicurezza è legato quello dello spegnimento dei lampioni pubblici di notte che non piace al comitato per l’ordine pubblico. Cervia ha detto no da subito, Ravenna ha fatto dietrofront, Faenza ci ha ripensato prima di iniziare, in Bassa Romagna alcuni Comuni li stanno spegnendo…
«È ovvio che non possiamo essere favorevoli a una misura del genere in line di principio, ma capiamo le esigenze di bilancio e abbiamo lasciato che le amministrazioni prendessero le proprie decisioni. Di sicuro una città al buio ha effetto sulla percezione della sicurezza, ma posso dire che nei 15 giorni in cui è stato così a Ravenna non abbiamo registrato un’impennata di furti anche perché di solito si commettono nelle ore precedenti, quando le persone ancora sono fuori casa. Sul lungo periodo sarebbe potuto diventare un incentivo in più per il ladro, ma c’è differenza tra grande città e capoluogo».

Prefettura RavennaPensa che il suo parere abbia avuto un peso nella retromarcia di Ravenna?
«Credo che abbia inciso di più la reazione dei cittadini».

Il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza che ha citato prima è diventato itinerante nelle sue riunioni. È una novità che ha importato dalla sua precedente esperienza a Lecco. Com’è andata?
«In totale 44 riunioni, la prima fu a Casola Valsenio. Credo che sia una dimostrazione della vicinanza delle istituzioni ai territori».

Quali sono stati i temi trattati nel corso dell’anno?
«Le principali sono state furti, pesca di frodo, degrado urbano, proteste contro le misure di contenimento Covid, il terminal crociere, la crisi energetica, normative antimafia…».

Le infiltrazioni della criminalità organizzata sono in aumento?
«Il rischio zero non esiste. Però al momento non risultano radicamenti, nonostante la presenza di famiglie che da sentenze sono state riconosciute vicine alla ‘ndrangheta».

A giugno ha emesso un’interdittiva antimafia per una società di costruzione e ristrutturazione di immobili.
«È stata l’unica del 2022, altre 52 sono state emesse da Ravenna negli anni passati e di queste ce ne sono 44 ancora attive perché sono trascorsi i termini per opporsi o perché i ricorsi sono stati respinti. Durante l’anno abbiamo ricevuto quasi 3.500 richieste da pubbliche amministrazioni della provincia per fare accertamenti sulla regolarità di aziende. E abbiamo ricevuto 913 richieste da imprese del territorio per il rilascio dell’iscrizione nella white liste che garantisce i rapporti con il pubblico».

Prefetto De RosaQuali specificità del tessuto economico locale sono più appetibili per le mafie e quindi più a rischio?
«Turismo e pubblici esercizi sono osservati speciali perché hanno risentito di più della crisi e possono essere investimenti facili per chi ha capitali da riciclare. Poi c’è il porto che muoverà molti milioni per il progetto Hub e tutti i fondi del Pnrr. A gennaio faremo un’ispezione preventiva in un cantiere con il gruppo interforze antimafia per verificare il rispetto delle disposizioni. Per il rigassificatore invece dovremo fare attenzione a possibili movimenti di protesta anche fuori dal nostro territorio che potrebbero convogliare su Ravenna quando partiranno i lavori».

Quali mosse possono ostacolare la criminalità?
«Di recente con il presidente di Confindustria Romagna è stato firmato un protocollo per la legalità per rafforzare la cooperazione istituzionale contro le infiltrazioni criminali. Il ricorso alla documentazione antimafia è un obbligo nei rapporti economici tra pubblico e privato, l’accordo estende la procedura ai rapporti economici tra imprese private. Le associate a Confindustria potranno accedere alla Banca dati nazionale unica per la documentazione. Per fornitori e subappaltatori nei settori maggiormente esposti al rischio infiltrazioni, potrà essere consultata la white list degli esecutori. Le imprese aderenti si impegnano quindi a stipulare contratti solo con soggetti di cui sia verificata la legalità. Un protocollo analogo è stato firmato di recente con Ance Romagna».

Il suo primo anno di lavoro a Ravenna è coinciso anche con la gestione dei profughi dall’Ucraina. Come è andata?
«Al 29 novembre 2.287 cittadini ucraini si sono rivolti alla questura per fare domanda di accoglienza. La maggior parte alloggiano da amici, parenti o nella rete di solidarietà sul territorio. Ce ne sono 272 tra i 1.251 di varie nazionalità che sono attualmente ospitati nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) in attesa di una risposta alla domanda di protezione internazionale. Di quei 1.251 abbiamo pronti 140 preavvisi di revoca della permanenza».

 

Castrese De Rosa è nato a Arzano (Napoli) nel 1959. Laureato in Giurisprudenza nel 1984, ha superato gli esami di idoneità per l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato ed è giornalista pubblicista dal 1983 (prima di entrare nell’amministrazione civile del ministero dell’Interno nel 1987, De Rosa ha collaborato per anni con “Il Mattino” di Napoli). Fino al 1998 alla prefettura di Terni dove è stato vicecapo di gabinetto; tra 2019 e 2020 è stato viceprefetto vicario a Perugia; a novembre 2020 è stato nominato prefetto di Lecco. Il 7 marzo 2022 si è insediato alla prefettura di Ravenna.

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