Ancisi (Lpr): «Al ponte Grattacoppa lavori fermi, non sarà finito a marzo»

Il consigliere comunale mostra un video aereo che riprende la situazione del cantiere sul fiume Lamone: l’ultimo contenzioso tra ditta esecutrice e Comune riguarda l’umidità trattenuta dal materiale usato per le rampe di accesso

Att12097Il transito sul fiume Lamone a Grattacoppa è impedito da marzo 2021 per rifare il ponte e, a quasi un anno di ritardo dal previsto completamento, il cantiere è in sospeso con difficoltà di previsioni per la ripresa. È la sintesi del ragionamento del consigliere comunale Alvaro Ancisi (Lpr) alla luce delle comunicazioni ricevute dal dirigente comunale competente.

In buona sostanza la ditta Rcb (Rete Costruttori Bologna) che ha l’appalto da quasi tre milioni di euro all’inizio di dicembre ha impiegato un materiale non approvato dalla direzione lavori per la realizzazione delle rampe perché le abbondanti precipitazioni dei giorni precedenti avevano reso impraticabile il rilevato realizzato con materiale approvato. Per porre rimedio alla non conformità, l’impresa ha provveduto a rimuovere parte del materiale ma ha specificato che quello approvato risulta inadeguato per essere impiegato nella stagione in cui ci troviamo, in quanto, risente in maniera drastica dell’umidità ambientale trattenendola all’interno delle pezzature più fini, pertanto non raggiunge mai il grado di umidità ottimale per la messa in opera e relativa compattazione. Tutto ciò impedisce di proseguire con la realizzazione dei rilevati, pertanto, i mezzi del movimento terra sono stati portati via dal cantiere.

La direzione lavori il 16 dicembre ha imposto a Rcb di “formulare una proposta alternativa alla non conformità riscontrata per il corretto prosieguo dei lavori del movimento terra e non consentire ulteriori ritardo nello sviluppo dei lavori”. Il 19 dicembre Rcb ha risposto che “si rifiuta di formulare una ulteriore proposta alternativa successiva a quella già presentata in data 7 dicembre 2022 in quanto la non conformità è determinata dalle non idonee condizioni in cui le prove sono state eseguite, cioè l’umidità del materiale testato è troppo elevata”.

«In poche parole – riassume Ancisi – Rcb ha riconosciuto di aver usato materiale laterizio non regolare e si è impegnata a rimuoverlo, giustificando però di aver scartato il materiale scelto dalla direzione lavori perché trattiene l’umidità. Il Comune non ha convenuto sulla proposta alternativa presentata da Rcb il 7 dicembre e quest’ultima non ha accettato l’ordine di formularne un’altra. Dato lo stallo, il 15 dicembre Rcb ha annunciato, per i giorni successivi, l’uscita dal cantiere dei mezzi relativi al movimento terra».

La realtà della situazione attuale è quella che si vede in un video filmato il 15 gennaio con un drone pilotato da Enzo Dalmonte, consigliere territoriale di Cambiamo il Comune nell’Area di Sant’Alberto: «I lavori, ufficialmente non sospesi, restano di fatto in stand-by, senza previsione di uno sblocco. A meno che, arrivando la primavera/estate, il sole elimini il grado eccessivo di umidità che sembra impedire l’uso di un materiale inerte normalmente idoneo».

Il Comune di Ravenna non ha richiesto in nessuna data alcun fermo del cantiere, per cui, allo stato attuale, dal punto di vista della stazione appaltante l’impresa è in ritardo rispetto all’ultimazione contrattuale fissata al 26 dicembre, quindi soggetta a relative penali. Più passa il tempo, più si allontana la prospettiva che i lavori siano finiti entro il 23 marzo programmato da Rcb.

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