Smog, report Legambiente: Ravenna tra le 4 città più inquinate in regione

Secondo i dati raccolti e pubblicati dall’associazione, sette capoluoghi su nove dell’Emilia Romagna hanno superato il limite di 35 giornate di sforamento del valore limite giornaliero di emissioni di polveri sottili (Pm10). Al primo posto Modena. E nel 2030 i limiti saranno ancora più rigidi

Blocco Traffico Smog Emissione AutoLa concentrazione di polveri sottili nell’aria di Ravenna ha sforato i limiti di legge per 59 giornate nel corso del 2022 a fronte di un limite di 35 imposto dalla normativa. È un dato del report di Legambiente “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi”, redatto e pubblicato nell’ambito della campagna Clean cities: i livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora lontani dai nuovi e più stringenti limiti normativi previsti per il 2030.

Per quanto riguarda il Pm10, sette capoluoghi sui nove della regione Emilia-Romagna hanno superato il limite di 35 giornate di sforamento del valore limite giornaliero. Peggio di Ravenna, in regione, solo Modena (prima a livello regionale e quarta a livello nazionale con 75 giornate di sforamento) Reggio Emilia (65) e Ferrara (62).

Sempre per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come nessuna di esse abbia superato il limite previsto dalla normativa vigente, ma ciò non è sufficiente per garantire la salute dei cittadini, in considerazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, né a rientrare facilmente nei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore dall’1 gennaio 2030. Se la normativa fosse già in vigore, nessuna città capoluogo dell’Emilia-Romagna avrebbe infatti rispettato la soglia annuale di 20 microgrammi (µg, milionesima parte di un grammo).

Lo stesso discorso vale per il Pm2.5: tutte le città avrebbero superato la soglia di 10 ug/m3 di media annuale che entrerà in vigore nel 2030, con Piacenza che doppia il valore soglia con una media di 22 µg/m3 nel 2022.

Da questi dati emerge un forte ritardo delle città emiliano-romagnole rispetto a quelli che saranno i parametri in vigore in Europa dal 2030. Piacenza, per esempio, dovrà ridurre il 55% delle concentrazioni di PM2.5 in soli 7 anni. Queste concentrazioni si fanno ancora più gravi considerando il tasso di riduzione degli inquinanti nell’ultimo decennio.

Secondo l’associazione, la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni. Il tasso medio annuale di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è, infatti, del solo 2% per il PM10 e del 3% per l’NO2.
Città come Modena, considerando lo scarso valore del tasso di decrescita annua, potrebbero impiegarci oltre trent’anni ad adeguarsi alle nuove normative che entreranno invece in vigore tra soli sette.

L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza. In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato, con più di 52.000 decessi annui da PM2.5 (una cifra pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente).

Per coloro che desiderano approfondire questo tipo di tematiche, l’appuntamento è a Bologna il 18 febbraio, con campagna itinerante CleanCities farà tappa nel capoluogo per discutere e sensibilizzare al riguardo del CityClimateContract, patto europeo sulla neutralità climatica al quale hanno aderito Bologna e Parma e in cui l’amministrazione bolognese gioca un ruolo capofila. L’iniziativa sarà un’occasione per riflettere su governance e democratizzazione dei processi di transizione ecologica a livello urbano. L’evento si terrà dalle 10 alle 12.30 alle Scuderia – Future Food Living Lab in piazza Verdi 2 – Bologna.

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