Le recenti indagini dei carabinieri del Nil (Nucleo Ispettorato del Lavoro) di Ravenna svolte sul territorio provinciale hanno portato alla sospensione dell’attività commerciale per otto differenti imprese (cinque a Ravenna, una a Faenza, una a Brisighella e una a Massa Lombarda) e sanzioni per un totale di 50.000 euro.
Le verifiche hanno coinvolto tredici imprese sul territorio e tra le irregolarità contestate alle otto sanzionate (operative in diversi comparti) si elencano lavoro in nero, mancata concessione dei riposi settimanali, omessa registrazione delle ore lavorative e retribuzione in contanti.
Nel comune di Ravenna è stato riscontrato l’impiego di un lavoratore non registrato (in nero) in due differenti attività commerciali; una delle quali, oltre a perpetrare la violazione di norme su sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro, è stata accusata della mancata redazione del documento sulle valutazioni dei rischi. Per entrambe le attività è scattata la maxi sanzione per il lavoro nero ed è stato adottato il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale.
Sempre a Ravenna, l’ispezione di una pizzeria-kebab ha riscontrato violazioni per la mancata concessione dei riposi settimanali, l’omissione della registrazione delle ore di lavoro e la retribuzione in contanti dei dipendenti. Anche in questo caso si è contestata mancata redazione del documento sulle valutazioni dei rischi del lavoro, mancanza riscontrata anche in un’officina e in un autolavaggio cittadino. Oltre alla sospensione dell’attività, queste imprese sono state sanzionate per un totale di oltre 30.000 euro.
Nel comune di Faenza i carabinieri hanno accertato l’impiego in nero di un lavoratore extracomunitario privo del permesso di soggiorno in un autolavaggio, provocando così la sospensione dell’attività e la maxi sanzione per lavoro nero pari a 7.000 euro
Le indagini svolte in un’autofficina di Brisighella e in un’azienda agricola di Massa Lombarda hanno portato al riscontro della presenza di un lavoratore in nero in entrambe le aziende, comportandone la sospensione dell’attività e una sanzione di oltre 6.000 euro cadauna.