Contestazione contro il rogo del Niballo: «Bruciare una persona nera è razzismo»

Azione di protesta organizzata dal gruppo “Spazi Mirabal” in piazza poco prima dell’accensione dell’incendio al fantoccio che chiude le manifestazioni del palio: «Vogliamo far riflettere la collettività e cambiare l’immaginario collettivo»

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Un gruppo di circa 15 persone persone ha contestato il cosiddetto “Rogo del Niballo” di Faenza, l’incendio di un fantoccio che raffigura un uomo nero in piazza del Popolo il 5 gennaio di ogni anno, culmine della Nott de Bisò che chiude le manifestazioni del palio della città della ceramica. L’azione di protesta è stata promossa dal collettivo “Spazi Mirabal” sulla scalinata del duomo poco prima della mezzanotte, orario in cui c’è stata comunque l’accensione. «Abbiamo deciso di portare l’attenzione sul razzismo insito a questo evento e sul genocidio in Palestina – affermano gli autori della protesta –, con l’obiettivo di far riflettere sull’immaginario collettivo e per poterlo cambiare in futuro, magari già dal prossimo anno».

IMG 2137I manifestanti hanno esposto uno striscione con scritto “Cessate il fuoco! Il mondo arabo è in fiamme!” e alcuni aquiloni di carta con i versi della poesia If I must die di Refaat Alareer, giovane poeta e letterato palestinese morto il 6 dicembre 2023 sotto le bombe israeliane. Due persone hanno tentato di esporre lo striscione dalla balconata del municipio ma sono state fermate dalle forze dell’ordine. È intervenuto l’assessore comunale alla Sicurezza che si è confrontato con i sostenitori dell’iniziativa. «Mentre la cittadinanza festeggia attorno alle fiamme – scrive “Spazi Mirabal” in un comunicato –, in Palestina continuano incessantemente i bombardamenti sulla popolazione civile. Dopo 90 giorni, durante i quali il governo italiano ha dato supporto a Israele e astensione sulla risoluzione per il cessate il fuoco, queste fiamme non possono non apparire come segno di profonda insensibilità».

Il fantoccio è detto Niballo, cioè Annibale, richiamandosi al condottiero cartaginese e ha finito nel tempo per rappresentare il pericolo saraceno che simboleggia le avversità. Allo scoccare della mezzanotte il rione vincente del palio dell’estate ha il diritto di bruciarlo.

«L’immaginario crea la cultura – affermano i contestatori – e per una cultura di pace crediamo che questo evento debba trasformarsi in qualcos’altro». Spazi Mirabal chiede alla cittadinanza di interrogarsi sull’attualità e la validità di questa rappresentazione, «in particolare sul razzismo di cui questa giovane tradizione è intrisa. Il rogo di una “simbolica persona nera” esclude dalla comunità tutte le persone nere, le persone di origine araba o di fede musulmana, che in quell’immagine trovano una rappresentazione stilizzata e parodica di sé stesse, relegate al ruolo di “nemico” da bruciare, soprattutto in un contesto di razzismo sistemico come quello italiano». I promotori della protesta, inoltre, sottolineano il dato anagrafico piuttosto recente di questa manifestazione: «La collettività oggi non è quella del 1964».

Non vuole essere una critica alla festa della Nott de Bisò in sé (il bisò è il vin brulè che tradizionalmente viene distribuito dai rioni in attesa del rogo) «che può ancora essere un rituale collettivo per fare comunità. La nostra azione intende così aprire la strada a un processo di confronto e trasformazione collettiva per trovare nuovi modi di inaugurare il futuro e trasmettere memorie del passato, a contatto con il presente».

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