«La questione deve essere di tipo psichiatrico». La donna durante l’interrogatorio ha ammesso di aver interrotto la cura con i farmaci
Sono le parole – riportate dal Corriere Romagna in edicola oggi, 10 gennaio – di Massimo Ricci Maccarini, avvocato di Giulia Lavatura Truninger, la 41enne che lunedì mattina si è lanciata dall’ultimo piano di un palazzo di via Dradi, trascinando con sé la figlia di 6 anni e la cagnolina, entrambe morte per le conseguenze dell’impatto. Lei, invece, il giorno dopo, è già stata in grado di rispondere per quasi due ore alle domande del Pm, nella propria stanza di ospedale al Bufalini di Cesena, dove è stata operata per la lesione di una vertebra (40 giorni di prognosi), salvata con tutta probabilità dalle recinzioni del cantiere allestito nel condominio in cui abitava con la famiglia.
La donna ha risposto con lucidità, «consapevole che la bambina non c’è più» – dice ancora l’avvocato. Secondo quanto emerso, aveva pianificato il gesto da tempo. L’obbiettivo era chiaro: morire sul colpo portandosi dietro i suoi due affetti più cari per evitare loro sofferenze legate a tante preoccupazioni. La 41enne ha parlato di tensioni familiari, dello stress per i lavori di ristrutturazione, del timore di indebitarsi a causa del superbonus 110.
La donna – si legge invece sulle pagine del Carlino Ravenna – ha assicurato di non avere somministrato alcun farmaco alla bimba per stordirla prima del volo fatale. Per dissipare ogni dubbio sul punto, la procura ha tuttavia disposto un prelievo di sangue sulla piccola, mentre l’autopsia non sarà necessaria. Da una decina d’anni era seguita dal centro di salute mentale a causa di uno specifico problema, un disturbo bipolare della personalità, ed era stata sottoposta ad accertamenti sanitari obbligatori. La sua terapia comportava l’uso di specifici farmaci, ma nell’interrogatorio ha ammesso di aver smesso di assumerli.