Studenti in tenda a Ingegneria: chiedono che l’Università si schieri contro Israele

Il presidio nel cortile in via Tombesi dall’Ova è approvato dal senato accademico e non interferisce con lo svolgimento delle lezioni. I promotori contestano il ruolo di aziende come Eni, Leonardo, Snam e Med-Or

È in corso da ieri, 22 maggio, un’occupazione di alcuni spazi del corso di laurea in Ingegneria a Ravenna, al 55 di via Tombesi dall’Ova. L’acampada pro Palestina è coordinata dall’organizzazione studentesca autogestita Cambiare Rotta Emilia-Romagna e nasce sull’onda delle recenti mobilitazioni dei collettivi universitari bolognesi. L’occupazione è stata approvata dal senato accademico e non interferisce con il normale svolgimento delle lezioni.

Nella corte interna di via Tombesi sono state montate una decina di tende e piccole aree per il ristoro e il dibattito. Sul posto nella mattinata odierna, una quindicina di persone, studenti e non, ma il numero varia a seconda degli orari e degli eventi organizzati: «Il primo giorno, durante la preparazione dell’accampamento eravamo più di 50 – spiega Viola, studentessa di Cooperazione internazionale che in questo frangente si fa portavoce degli occupanti –. Ogni giorno vengono organizzati momenti di incontro, assemblea e socialità come cene e apertivi, in cui registriamo una maggiore affluenza. L’occupazione è aperta a tutti, anche al di fuori del mondo studentesco. Le stesse tende sono a disposizione di chiunque voglia passare la notte qui per aiutare a portare avanti il presidio».

A oggi non è prevista una data di fine dell’occupazione, ma è certa la partecipazione dell’organizzazione studentesca al corteo cittadino del 25 maggio a sostegno della Palestina. Si guarda anche alla mobilitazione nazionale delle acampade contro il governo (1 giugno) e all’assemblea nazionale del 2 e 3 giugno.

Tra le richieste degli studenti ci sono una presa di posizione da parte dell’università di Bologna e del suo rettore sul cessate il fuoco a Gaza e contro il genocidio, la cessazione di ogni accordo con le entità israeliane e degli accordi con le industrie della guerra, come Leonardo e Med-Or e l’interruzione degli accordi con Snam e Eni, ritenute entrambe industrie a supporto di Israele. La facoltà di ingegneria ravennate ospita da alcuni anni un corso internazionale in Offshore Engineering, supportato dalla stessa Eni, e anche per questo è stata scelta come luogo di occupazione.

Sulla pagina social @ravennastudents4palestine è possibile trovare ogni giorno il programma degli appuntamenti sociali o divulgativi, che coinvolgono attivisti, esperti e professori: «Speriamo nel massimo coinvolgimento dei docenti dell’università di Bologna, e del suo rettore. Fino a pochi mesi fa era vietata la creazione di spazi di dialogo sul tema. L’università sostiene di non potersi schierare politicamente, ma nel caso di conflitto tra Russia e Ucraina non è stato così».

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