Il tribunale di Ravenna in udienza predibattimentale ha prosciolto due uomini dall’accusa di aver violato la legge Mancino in occasione della commemorazione del gerarca fascista Ettore Muti al cimitero di Ravenna il 23 agosto 2020. Andrea Maestri, avvocato della Consulta provinciale antifascista, commenta così: «Osservo, da cittadino e da giurista, che non vorrei crescere i miei figli in un Paese in cui si possa liberamente ed impunemente esaltare uno squadrista fascista come Ettore Muti, fare la chiamata del presente ed il saluto romano. Un paese in cui due leggi vigenti, la Legge Scelba e la legge Mancino, dighe giuridiche erette in difesa dei valori democratici e costituzionali, di fatto sono disattese».
Quella di Ravenna è una delle prime pronunce a seguito della nota sentenza delle Sezioni Unite Penali della Cassazione, depositata il 17 aprile scorso. «Il reato contestato dalla procura di Ravenna è l’articolo 2 della legge Mancino, delitto di pericolo presunto che si realizza anche con il saluto romano e la chiamata del presente, che per la Cassazione sono oggettivamente riconducibili al rituale fascista (artt 3 e 9 regolamento del Pnf) e sono state poste in essere in un “significativo contesto fattuale complessivo” cioè durante la pubblica, reiterata, ostentata esaltazione non di una figura qualunque ma di Ettore Muti, squadrista e segretario del Pnf. Chiare le finalità di esaltazione ideologica e di proselitismo. Attendiamo, entro 90 giorni, di leggere le motivazioni di una pronuncia che ci lascia interdetti e amareggiati».