Violenza di genere: università poco o per niente sicura per due studentesse su tre

Una consultazione anonima, lanciata da un sindacato studentesco tra le iscritte ai corsi universitari di Ravenna, fa emergere una sensazione di insicurezza: quasi 8 studentesse su 10 sono a conoscenza di episodi accaduti in ambito universitario o nei pressi delle sedi

Pexels Pixabay 256455Un sondaggio anonimo tra le studentesse iscritte ai corsi universitari di Ravenna dice che due studentesse su tre ritengono l’università e la città di Ravenna spazi per niente o poco sicuri dal punto di vista di violenze e molestie di genere. L’indagine è stata lanciata da alcune rappresentanze studentesche del campus ravennate dell’Università di Bologna e ha ricevuto 309 risposte. I risultati sono stati presentati il 17 giugno a Palazzo Verdi, una delle sedi universitarie cittadine, alla presenza di una rappresentanza dell’Università, del Comune di Ravenna, sindacati e associazioni del territorio.

Un dato è significativo per contestualizzare l’attinenza del fenomeno a Ravenna: il 77,8 percento dichiara di essere a conoscenza di episodi di molestia o violenza di genere in università. In generale le risposte mostrano una diffusa sensazione di insicurezza e di scarsa disponibilità di strumenti per contrastare questi fenomeni. O quanto meno questa è la percezione che hanno le intervistate. Ad esempio per il 40,1 percento ci sono pochi spazi al campus e in città per denunciare la violenza di genere. Per il 30,7 percento questi spazi addirittura non esistono. Gli spazi ritenuti meno sicuri sono quelli esterni nei pressi dell’università (37,5 percento). Ma un 16,5 percento indicale sedi di tirocinio e un 15,2 percento invece segnala gli uffici dei docenti (da questo link si può scaricare il riepilogo delle risposte).

«Questi dati parlano chiaramente, è necessario reimmaginare il modo in cui la nostra università garantisce spazi sicuri e accessibili – dichiara Arianna Castronovo, rappresentante degli studenti per il sindacato studentesco Sig che ha promosso la consultazione –. Le risposte provengono principalmente dai dipartimenti di Beni culturali, Medicina e giurisprudenza, ma a prescindere dalla provenienza i dati mostrano uno stesso filo rosso in ogni angolo dello stesso Campus. È necessario che, unendo le forze, non solo con la popolazione studentesca, ma anche quella docente, del personale di ricerca, del personale tecnico-amministrativo e di sorveglianza, in sinergia con le istituzioni locali e le associazioni del territorio, si metta in campo un grande lavoro di sensibilizzazione».

Il sindacato Sig chiede sportelli e spazi di ascolto, «dove le persone possano essere assistite e accompagnate in eventuali percorsi di denuncia».

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