«Un aspetto su cui possiamo agire con prontezza riguarda la cultura della manutenzione ordinaria del territorio, valutando gli effetti della vegetazione lungo i singoli settori dei corsi d’acqua, manutenendo la rete per il deflusso delle acque superficiali, troppo spesso rallentata da una burocrazia immobile rispetto all’evolvere degli eventi climatici. Tanto che è passato più di un anno e pare essere ancora al punto di partenza, a Faenza come a Traversara, lungo i torrenti Senio e Lamone, come nelle nostre colline». Queste le parole di Giovanni Gualtieri, Presidente Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Ravenna, in merito ai recenti allagamenti nel ravennate. Già a seguito dell’alliuvione dello scorso maggio, il Consiglio degli Ordini dei dottori agronomi e dottori forestali evidenziava chesituazioni analoghe si sarebbero ripetute: «Poiché l’Italia ha fragilità ben note ed è necessario confrontarsi con le difficoltà del territorio, incapace a reagire agli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti».
Sulla questione interviene anche il consigliere Conaf Monica Cairoli: «L’Emilia-Romagna, a cui va la nostra solidarietà, è di nuovo colpita da piogge intense con conseguenze sulla popolazione, coltivazioni, centri abitati. Non ci si può esimere dalla riflessione sulla modalità di gestione in particolare del territorio rurale esterno ai centri abitati, che rappresenta la stragrande maggioranza della superficie, e sullo stato di manutenzione ed efficienza della rete di deflusso delle acque. La gestione del territorio deve essere pianificata in modo collegiale, affinché porti a un connubio tra la pianificazione urbana e la gestione dei territori agricoli, con interventi sia su scala ampia fino ad arrivare a livello aziendale».
Tra le richieste dell’Ordine, la pianificazione di eventi strategici da parte di Regioni e enti locali, in modo tale da definire il riassetto dei reticoli idrografici, anche in vista del probabile intensificarsi di questo tipo di precipitazioni violente nel prossimo futuro.
«Il dato più sconcertante è che le esondazioni e i danni maggiori si sono verificati, principalmente, negli stessi posti della alluvione 2023. Un dato che deve far riflettere, perché in un anno, non siamo riusciti a fare neanche la messa in sicurezza dei siti che hanno generato tutte le problematiche della scorsa alluvione. In campo agronomico, dobbiamo ripensare alla regimazione delle acque, pratica che risulta desueta. Invece, se guardiamo alle “vecchie” pratiche colturali, ci rendiamo conto che i nostri predecessori avevano grande attenzione ad ausili per la gestione delle acque meteoriche.” – commenta Alfredo Posteraro, Presidente della federazione regionale degli Ordini dei dottori agronomi e dottori forestali – “Quanto fatto fin ora non è più sufficiente ad arginare fenomeni così “ violenti” come i 340 millemetri di pioggia caduti».