«Vivo sotto l’argine del Lamone a Traversara da quando sono nata, 64 anni fa, nella casa che era dei miei genitori e fino al 2023 non ho mai visto una tracimazione del fiume. Poi è successo tre volte in un anno e mezzo, l’ultima è crollato l’argine e non so se avrò ancora una casa perché la piena ne ha abbattuto una parte e il resto è da capire se reggerà». Piera Alboni è in pensione e vive nella frazione di Bagnacavallo che ha vissuto più duramente l’ultima alluvione. La sua abitazione è in via Torri, a poche centinaia di metri da dove la mattina del 19 settembre si è rotta la sponda del corso d’acqua. «Non ero in casa dalla sera prima. Verso le 22.30 è passata la protezione civile a dirci di evacuare, è stato difficile convincere mio marito, ma alla fine ce l’ho fatta. Siamo usciti di casa con il cane e il gatto e nient’altro. Il servizio di allerta è stato tempestivo e forse ci siamo salvati la vita facendo così, ma non so che vita abbiamo adesso».
La coppia di coniugi si è spostata da un’amica a Marina di Ravenna, dove è tuttora ospite, con la previsione, o forse la speranza, di dover fare i conti solo – si fa per dire – con il terzo allagamento da maggio 2023. «Anche quella volta dovemmo andare via di casa e andammo da mia cugina a Granarolo». Stavolta invece è proprio crollato l’argine: «Nello stesso punto dove un anno fa c’erano state le tracimazioni e l’argine si era indebolito. Avevano fatto dei lavori per rinforzarlo, ma non hanno resistito».
Nel paese abitano circa cinquecento persone. Secondo le informazioni rese note dalla Regione ieri, 25 settembre, una ventina di case hanno riportato danni: alcune sono state demolite dall’impeto dell’acqua e altre saranno da demolire. Dovrà essere definita esattamente una zona rossa per l’emissione delle relative ordinanze. Se l’abitazione di Piera potrà salvarsi al momento è difficile dirlo: «Andranno fatte le valutazioni degli ingegneri. In questo momento possiamo solo vedere che si è formata una buca piena d’acqua accanto all’edificio e forse le fondamenta stanno subendo danni».
Da quando le acque sono defluite, Alboni e il compagno stanno portando via da casa un po’ di vestiti e di cose: «Prima di tornare a casa ho cercato di immaginarmi lo scenario peggiore possibile, per essere preparata. Ma non è bastato, è tutto molto peggio, sembra ci sia stata la guerra». I vigili del fuoco hanno concesso un’agibilità parziale delle stanze rimaste solo per prelevare gli effetti personali.
Dopo gli allagamenti di maggio dell’anno scorso la villetta era stata ristrutturata: pavimenti, impianto elettrico, arredi. Un intervento di alcune decine di migliaia di euro: «Finora abbiamo avuto solo i cinquemila euro iniziali dalla protezione civile». Il cosiddetto Cis, contributo di immediato sostegno. E il resto dei rimborsi? «La piattaforma Sfinge è una bufala. I tecnici che devono fare le perizie giurate sconsigliano di presentare le domande perché si possono avere i contributi solo se non ci sono abusi edilizi. Ma basta una finestra diversa o una piccola differenza e bisognerebbe fare una sanatoria che rischia di costare più dei rimborsi ottenibili, visto che gli arredi non sono compresi». Piera era una delle poche che aveva anche una polizza di assicurazione. Magra consolazione: «Si sono aggrappati a ogni cavillo per riconoscerci il meno possibile. Ci hanno detto che la parola “alluvione” non era compresa e alla fine abbiamo avuto diecimila euro. Mi chiedo che senso abbia chiedere alla gente di fare polizze se poi le compagnie usano ogni pretesto per fare il loro interesse?». Un nipote di Piera ha lanciato una raccolta fondi online sulla piattaforma Gofundme a questo link.
La domanda della nipotina Frida di sei anni invece mette Piera di fronte a un futuro difficile da decifrare: «Mi ha telefonato dal Lussemburgo dove vive e mi ha chiesto dove verrà a trovarmi la prossima volta in cui sarà in Italia». La risposta al momento non è certa: «Il sindaco di Bagnacavallo parla di voler ricostruire altrove. Mio marito dice che non vuole più vivere sotto al fiume e lo capisco, è un discorso logico. Ma in questo paese ci sono nata e cresciuta, come faccio a spostarmi a 64 anni?».