La procura contesta la sentenza che scagionerebbe il figlio del medico di Campiano. Il movente sarebbe quello economico
Un atto di 34 pagine stilato dal sostituto procuratore Angela Scorza per dimostrare la colpevolezza di Stefano Molducci, figlio del medico di Campiano deceduto il 28 maggio del 2021 nella sua casa-studio di via Violaro: a seguito della vicenda, i principali sospettati dopo la morte erano stati appunto il figlio e la badante, entrambi assolti nel giugno del 2024. Secondo quanto riportato dai principali quotidiani in edicola oggi però il pm non ci sta, e si muove ora per contrastare la sentenza sostenuta da una «motivazione in parte illogica, carente e a tratti del tutto sbagliata».
Per l’accusa, il movente del figlio (42enne residente a Castrocaro Terme) sarebbe di natura prettamente economica, e il ricordo parte proprio da questa base. La sentenza sostiene infatti che Stefano Molducci avesse il pieno controllo dei fondi del padre e che quindi il fattore ecconomico non potesse fungere da movente per l’omicidio. Secondo quanto evidenziato dall’accusa invece, la gestione del patrimonio da parte del 42 enne era “anomala”, con continui trasferimenti di denaro dai conti cointestati col padre a quelli personali, per un totale di oltre 2,5 milioni traghettati tra il 2012 e il 2021. Il padre lo avrebbe dunque scoperto, anche tramite l’ausilio di un investigatore privato. Secondo l’accusa dunque, Stefano Molducci avrebbe iniziato a temere che il padre lo obbligasse a restituire i fondi prelevati.
Tra le altre leve dell’accusa, il comportamento anomalo del sospettato nel giorno del decesso, che avrebbe impiegato più di due ore per arrivare a Campiano dopo la notizia del malore del padre e la nuova perizia tossicologica, che classifica la causa della morte come «shock cardiogeno dovuto a scompenso cardiaco severo ed edema polmonare» (perizia del medico legale Dario Raniero) e associata alla somministrazione di amlodipina in un paziente già provato da condizioni di salute precarie.