venerdì
24 Ottobre 2025
Violenza di genere

Codice Rosso: in provincia seicento all’anno. Aumentano ammonimenti del questore

La legge del 2019 ha introdotto nuovi reati e obbliga la riduzione dei tempi: aumentano le denunce, ma non il personale dedicato per indagare

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Alla procura di Ravenna arrivano circa seicento denunce di Codice Rosso all’anno. Lo ha detto il procuratore capo Daniele Barberini, in un’intervista dei giorni scorsi al quotidiano La Repubblica sul femminicidio di Pamela Genini.

Cos’è il Codice Rosso?

L’espressione Codice Rosso identifica una legge del 2019 approvata con l’obiettivo di rafforzare la tutela delle vittime di violenza. «È stata creata una procedura specifica – spiega l’avvocata Valentina Bartolini di Ravenna – che accelera l’attività di indagine per ridurre i tempi di azione delle autorità che devono proteggere le vittime. Quando viene presentata una denuncia, il fascicolo passa davanti agli altri casi trattati dal pubblico ministero: c’è l’obbligo di ascoltare la vittima entro tre giorni e agire immediatamente per la verifica dei fatti. Vale solo per situazioni di violenza domestica o violenza di genere. Per un caso di stalking in ambito lavorativo, per esempio, non è prevista l’applicazione del Codice Rosso».

Per violenza domestica si intendono tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra persone legate, attualmente o in passato, da un vincolo di matrimonio o da una relazione affettiva. Per violenza di genere, invece, ci si riferisce a tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica.

Il Codice Rosso ha inasprito le pene per alcuni reati specifici, ha aggiunto aggravanti (per esempio commettere il fatto in presenza di minori) e ha anche introdotto quattro nuove fattispecie di reato: il cosiddetto revenge porn (condivisione non consensuale di materiale dal contenuto sessualmente esplicito), la deformazione del viso, la costrizione al matrimonio, la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento. Ora è anche prevista la “flagranza differita” per eseguire arresti di soggetti le cui condotte sono state individuate a distanza dai fatti in base a documentazione o video. Infine, il termine per la denuncia di una violenza sessuale è passato da sei a dodici mesi dal fatto. Di contro va segnalato che la riforma Cartabia (2022) ha portato da 20 a 40 giorni la durata della prognosi necessaria per la procedibilità d’ufficio in caso di lesioni.

Codice Rosso: indagini anche senza la denuncia

Bartolini, che collabora da tempo con l’associazione Linea Rosa di Ravenna rappresentandola anche in tribunale come parte civile, sottolinea una caratteristica centrale del Codice Rosso: «Si parla di procedibilità d’ufficio. Cioè una volta venuti a conoscenza di un episodio, gli inquirenti possono agire senza bisogno di una formale denuncia contro il presunto autore. È sufficiente l’informazione ricevuta da un medico di pronto soccorso che ha visitato una vittima di violenza, senza che quest’ultima faccia denuncia. Può essere anche un conoscente o un parente della vittima a fare denuncia se ritiene che ci sia una situazione di pericolo».

Dall’osservatorio di uno studio legale e delle aule di tribunale, per l’avvocata si tratta di un miglioramento notevole: «Però la conseguenza diretta è l’aumento delle denunce e quindi dei casi da trattare, per cui nelle procure c’è bisogno di più risorse, di ufficiali di polizia giudiziaria e di psicologi, per la gestione delle segnalazioni senza compromettere la qualità delle indagini». Un concetto espresso anche dallo stesso procuratore capo nell’intervista già citata: «Sarebbe bello avere una polizia dedicata – ha detto Barberini –. Un reparto interforze con lo psicologo e con dentro molte donne, che facesse solo quello, perché l’esperienza è fondamentale. Io ne avverto l’esigenza. Ma bisognerebbe investirci».

Le misure preventive. Focus sull’ammonimento del questore

Il Codice Rosso prevede misure preventive restrittive qualora vengano ravvisati elementi di pericolo: il divieto di comunicazione con la parte offesa e di avvicinamento ai luoghi frequentati, l’allontanamento dalla casa familiare. In caso di violazione è previsto l’arresto e la detenzione carceraria cautelare.

Tra le misure di prevenzione figura l’ammonimento del questore. Lo spiega Claudio Cagnini, vicequestore a capo della divisione Anticrimine della questura di Ravenna. «Il decreto legge 11/2009 consente di adottare il provvedimento nei confronti dell’autore di atti persecutori o diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Il questore, se ritiene fondata l’istanza presentata dalla vittima, ammonisce oralmente il soggetto nei cui confronti è stato richiesto il provvedimento, invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge».

Il decreto legge 93/2013 invece prevede l’ammonimento a tutela delle vittime di violenza domestica: «Può essere emesso sulla base di una segnalazione, non anonima, proveniente da chiunque: medici del pronto soccorso, personale di polizia giudiziaria, vicini di casa, familiari o amici».

L’importanza dell’ammonimento emerge in particolare in cosa di episodi successivi: «Le pene sono aumentate e c’è procedibilità d’ufficio se l’autore di quei reati è già ammonito anche se la persona offesa è diversa da quella per la cui tutela è stato già adottato l’ammonimento».

Finora nel 2025 dalla questura di Ravenna sono stati emessi 36 provvedimenti di ammonimento, 16 dei quali per atti persecutori (stalking) e 20 per violenza domestica a tutela di donne che il più delle volte non hanno ritenuto denunciare l’accaduto. Sono state archiviate 11 istruttorie su richiesta delle richiedenti. Nel corso dell’anno 6 uomini ammoniti si sono rivelati recidivi e perciò sono stati indagatio arrestati per ulteriori violenze domestiche, violazioni del divieto di avvicinamento o ripresi atti persecutori. Nel 2024 emessi 33 ammonimenti, 9 nel 2023, 19 nel 2022, 21 nel 2021.

L’avvocata Bartolini riconosce che le misure di prevenzione sono strumenti in più a disposizione delle forze dell’ordine, ma c’è il tema della loro effettiva applicazione: «Un ammonimento a tenersi lontano dalla vittima può essere facilmente infranto anche con conseguenze violente. Del resto non si può tenere in carcere chiunque abbia una denuncia. Però ora le misure cautelari sono più frequenti e la loro infrazione porta al carcere, così facendo aumenta la protezione».

Allora mentre la giustizia insegue nuovi percorsi di prevenzione e repressione, è necessario essere vigili e cogliere i segnali che possono precedere eventi tragici: «Per la mia esperienza non esiste un femminicidio senza alcun preavviso. Nelle storie delle donne uccise ci sono sempre i cosiddetti “reati spia”:  lesioni personali, minacce, offese, umiliazioni, denigrazioni, violenza psicologica». E c’è bisogno di una rete di protezione: «Le associazioni e le organizzazioni che possono aiutare le donne sono importantissime. Dobbiamo pensare al paradosso di una donna che trova la forza di denunciare un partner e poi deve tornare a casa da quell’uomo perché non ha altri posti dove spostarsi».

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