L’originale “recomposed“ di Max Richter
Il britannico Max Richter, in effetti, è un compositore colto, di impronta estetica minimalista, noto anche per le sue colonne sonore. Il compito e l’ambizione di riscrivere letteralmente, con tanto di orchestra, Le Quattro Stagioni di Vivaldi, risalendo alle note dell’epoca lo hanno portato a trasformare (e scartare) ben tre quarti degli spartiti originali. Il risultato è di gran livello ma non certo di rottura rispetto alla maestria della partitura originaria, se non per una moderna epicità che a qualcuno potrebbe ricordare le sonorità del gruppo post-rock scandinavo dei Sigur Ros.
Una vera e propria rivisitazione, quando non una ricomposizione – la serie si chiama per l’appunto “Recomposed” – che ha l’obiettivo forse di ricordare a un target più giovane l’esistenza di capolavori spesso ingiustamente snobbanti anche dagli appassionati di musica più aperti, e viceversa quello di portare i cultori della classica a confrontarsi con qualcosa di davvero nuovo per loro. Ne è nata naturalmente una lunga discussione sul web e sulle riviste specializzate, alcune addrittura scandalizzate nell’ascoltare un Ravel, tanto per dire, in versione techno, ma l’obiettivo della storica etichetta tedesca si può dire invece raggiunto in pieno, almeno dal punto di vista dei risultati, altalenanti forse, ma sicuramente sempre interessanti.
L’anno successivo le cose vanno un pochino meglio con il “recomposed” di Jimi Tenor, polistrumentista finlandese dallo stile solitamente al limite del kitsch che invece in questa occasione è quasi trattenuto, ambient e più astratto che mai, dando nuova vita a musiche di Steve Reich, Esa-Pekka Salonen, Pierre Boulez, Edgar Varese, Georgi Sviridov e Erik Satie.
Il capolavoro della serie, almeno per chi scrive, è invece quello del 2008, a opera del duo composto da Carl Craig – dj di Detroit tra i pilastri della musica techno nonché uno dei suoi precursori – e il polistrumentista tedesco Moritz Von Oswald. Qui il battito elettronico si fa molto più presente e ne esce un viaggio quasi psichedelico ispirato alle composizioni di Ravel e Mussorgsky in chiave minimal techno (Von Oswald fa pur sempre parte anche di uno dei migliori collettivi di sempre di questo genere, Basic Channel). Da applausi.
Due anni dopo sarà la volta di un altro big della scena elettronica mondiale come il britannico Matthew Herbert che ha ricomposto la X Sinfonia di Mahler senza, in realtà, metterci troppo del suo, per un giudizio finale positivo ma non straordinario come poteva essere. Poi l’apprezza impresa vivaldiana di Richter, che vanta oltre un milione di ascolti su Spotify. Chissà in futuro chi verrà “ricomposto“ a merito della storia della musica occidentale e delizia per le nuove generazioni.