Musiche tradizionali, voci e suggestioni di culture nomadi

Il canto a tenore sardo incontra quello armonico della Mongolia il 26 giugno alla Classense

Voci Nomadi è il nuovo appuntamento della sezione “Canti Nomadi” di Ravenna Festival: venerdì 26 giugno alle 21.30, nella suggestiva cornice del Chiostro della Biblioteca Classense, si esibiranno insieme il Cuncordu e Tenore de Orosei e i cantori mongoli Tsogtgerel Tserendavaa e Garzoring Nergui. Lo spettacolo richiama l’antichissima tradizione dei griot e dei cantastorie, poeti e depositari dell’identità dei popoli, che attorno ai fuochi, accesi per rischiarare le notti del deserto e le caverne a piedi della grandi montagne, accompagnavano i loro versi con i movimenti del corpo e la musica.

Voci Nomadi esibizioneLe origini delle polifonie del tenore e del canto difonico khoomij si trovano nelle terre scabre dove la natura è ancora sacra e pastorale: fra le aspre montagne della Sardegna, animate da liturgie e feste paesane al confine fra sacro e profano, e nelle steppe della Mongolia, che si stendono tra le montagne dell’Altaj e il misterioso deserto del Gobi. In Voci Nomadi l’intreccio delle voci del gruppo di Orosei e dei due artisti mongoli svela i valori e le affinità di questi due popoli, testimoni di un passato in cui l’uomo sapeva vivere in simbiosi con la natura. Questo meraviglioso incontro si è realizzato per la prima volta nell’ambito del Festival delle Musiche Sacre di Fès, in Marocco, e si è replicato al festival Les Orientales in Francia.
Il canto a “tenore” è un canto unico nel proprio genere, di cui si possono trovare forme simili soltanto in Africa o, appunto, in Mongolia, e per questa sua particolarità è stato dichiarato patrimonio intangibile dell’umanità dall’Unesco. A intonare il canto c’è una voce, “Sa voche”, che utilizza poesie improvvisate o di poeti colti, in sardo, e di seguito intervengono, con sillabe nonsense, le due voci gutturali (contra e bassu) e una voce naturale a completare lʼaccordo (mesuvoche). Il canto a “Cuncordu” (in sardo “cuncordos” significa dʼaccordo, accordati, intonati) nasce durante la colonizzazione spagnola in Sardegna, e trova forma nelle confraternite di Santa Croce, del Rosario e delle Anime, nate ad Orosei tra il 1600 ed il 1700. È un canto a quattro voci maschili, in lingua sarda o latina, che accompagna i vari momenti dell’anno liturgico, ma che trova il massimo della sua espressione durante i riti della Settimana Santa.
Il canto armonico khoomij è diffuso in varie zone dell’Asia centrale, in particolare dei Monti Altaj. In Mongolia oggi è praticato da diversi gruppi etnici: Khalkh, Tuva, Altaj  Uriankhai, Zakhchin e Bayad. Khoomij (letteralmente “faringe”) è un termine generico per indicare la tecnica vocale in cui si sovrappongono intenzionalmente diversi suoni vocali prodotti dalla stessa persona: una sequenza di armonici che si genera sopra un suono fondamentale più basso, detto “bordone”. Tradizionalmente appannaggio degli uomini, da un paio di generazioni questa tecnica è praticata anche dalle donne. In Mongolia se ne distinguono parecchie varianti, riconducibili a due stili principali: kargiraa (khoomij profondo) e isgerex khoomij (khoomij flautato).

Voci Nomadi interpretiI protagonisti dello spettacolo Voci Nomadi sono artisti che rappresentano in maniera particolarmente ricca ed espressiva il patrimonio musicale della loro terra, e riescono a fondere i suoni di luoghi lontani mettendone in risalto le corrispondenze.
Il Cuncordu e Tenore de Orosei, tra i migliori interpreti nel vasto panorama delle musiche vocali sarde, abbraccia entrambe le forme della tradizione vocale di Orosei: il loro repertorio, eseguito con eccezionale bravura, spazia dal canto sacro delle confraternite religiose al canto a tenore a tema profano.
Questa combinazione fa del Cuncordu e Tenore de Orosei i custodi fedeli dell’eredità musicale ricevuta dai cantori anziani. Il gruppo esegue i Gotzos (canti della Passione di Cristo), i balli tradizionali, le serenate d’amore e tutto il repertorio canoro del loro paese, l’unico in Sardegna ad aver conservato le due modalità di canto senza interruzioni nel tempo. Con la stessa passione sono disposti all’indagine e all’incontro con altre espressioni musicali: al Konzerthaus di Berlino, con le voci Bulgare “Angelitè” e il RIAS Kammerchor , con gli amici della piccola Repubblica di Tuva, gli Hu Hun Hurtu, o altre sperimentazioni con diversi musicisti quali Enzo Favata, Luigi Lai, Totore Chessa , i Tenores de Bitti, Nguyen Le, Mola Sylla, Luciano Biondin, Paolo Fresu, Ernst Reijseger (con cui hanno partecipato alla registrazione della colonna sonora di due film di Werner Herzog: “The Wild Blue Yonder” e “White Diamond”) e, in ultimo appunto il progetto “Voci Nomadi” con i cantanti mongoli Ganzoring e Tsogtgerel. La formazione attuale è composta da Massimo Roych (Voche del Cuncordu, trunfa, pipiolos, benas), Mario Siotto (Bassu, trunfa), Gian Nicola Appeddu (contra), Piero Pala (Voche, Mesuvoche), Tonino Carta (Voche del Tenore).
Tsogtgerel Tserendavaa e Garzoring Nergui rappresentano due tradizioni distinte del canto difonico khoomij della Mongolia. Se Tsogtgerel ha saputo assimilare la tradizione delle steppe dei Monti Altaj, fondendolo con il modello dell’Accademia di Ulaanbaatar in un potente canto difonico dall’ampio registro armonico, l’autodidatta Garzoring combina in una sintesi perfetta gli stili mongoli e tuva. Insieme eseguono canti di lode magtaal, in cui si combinano canto di gola e canto armonico, accompagnandosi ai liuti tovshuur e alla viella morin khuur.

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