DanteXperience, in scena il concerto multimediale della Commedia dantesca

Sabato 27 giugno al Pala de André le grandi sinfonie di Liszt e Čajkovskij con l’Orchestra di Budapest. Fra i protagonisti Chiara Muti

Inferno Dante DoreI temi danteschi che caratterizzano l’edizione 2015 del Ravenna Festival trovano una sintesi perfetta nello spettacolo “DanteXperience“, concerto multimediale che propone le più importanti partiture sinfoniche ispirate alla Divina Commedia: la “Francesca da Rimini“ di Čajkovskij e la grandiosa “Dante Symphonie“ di Liszt. I brani, interpretati dalla Budapest MAV Symphony Orchestra e dall’Angelica Girls’ Choir, saranno accompagnati dalle letture dantesche di Chiara Muti e dalla proiezione delle vertiginose incisioni di Gustave Doré, rielaborate nelle animazioni digitali di Giuseppe Domenichini: una vera e propria “esperienza“ sinestetica che avvolgerà lo spettatore immergendolo ancora una volta nell’universo dantesco.
Questa produzione del Festival di Primavera di Budapest, che approda al Pala de André sabato 27 giugno (alle ore 21), costituisce il perfezionamento del progetto “Musica, Poesia e Immagini sulla Divina Commedia” che il pianista e direttore d’orchestra Vittorio Bresciani aveva avviato proprio a Ravenna Festival nel 2002.

Vittorio BrescianiIl maestro Bresciani con questo concerto riesce a realizzare l’allestimento che lo stesso Franz Liszt aveva immaginato per la prima esecuzione della Dante Symphonie, prevista al Teatro di Corte di Dresda nel 1857: l’idea del compositore era, infatti, di accompagnare la musica con i 27 disegni ispirati alla Divina Commedia commissionati al pittore tedesco di origine italiana Bonaventura Genelli, che sarebbero stati proiettati per mezzo della cosiddetta lanterna magica, tecnologia all’avanguardia per quell’epoca. Impresa a cui Liszt dovette rinunciare a causa dei costi e delle difficoltà tecniche, ma che non è stata dimenticata da chi ha dedicato gli studi alla sua opera. «Tutto è nato dalla mia passione per Liszt  – commenta appunto il direttore d’orchestra Bresciani – ereditata dal maestro Vincenzo Vitale, con il quale mi sono formato da ragazzo: una passione tale che nell’ultimo ventennio mi sono dedicato anima e corpo alla musica del compositore ungherese. E quando, dalla fine degli anni Novanta, alla mia attività alla tastiera si è affiancata quella sul podio, ho cominciato a ideare progetti nei quali l’esecuzione dei poemi sinfonici e delle sinfonie Faust e Dante si saldasse alla lettura di testi poetici e alla proiezione di immagini».

E per offrire una migliore e coerente resa artistica, Bresciani ha sostituito i disegni che avrebbe utilizzato Liszt proponendo le inconfondibili incisioni di Doré. Una sorta di omaggio “storico”: «Sappiamo che Liszt frequentò Doré a Parigi: a casa sua, nel 1866, suonò la Dante nella versione per due pianoforti assieme a Camille Saint-Saëns. Doré ringraziò regalandogli un dipinto che raffigurava Dante alla porta dell’Inferno, ora conservato al Museo “Liszt” di Budapest».
Negli anni il concerto multimediale si è raffinato, le tecnologie digitali hanno reso l’intero impianto più agile ed è cambiato anche il modo di inserire i versi danteschi sulla musica, come spiega Bresciani: «Gli interventi recitati, tratti da Inferno e Purgatorio, sono molto più numerosi e disseminati nel corso della sinfonia. Di solito vengono affidati a due attori: una voce narrante maschile (Dante) e, da lontano, per un breve ma significativo momento, una giovane voce femminile (Francesca). In questa versione ci sarà unicamente Chiara Muti a interpretare entrambi i ruoli, alla sinistra del podio, come una cantante solista. E anche Čajkovskij sarà introdotto da una lettura dantesca».

Chiara MutiLa Francesca da Rimini, fantasia sinfonica in minore op. 32, è stata composta da Čajkovskij in appena tre settimane, dal 17 ottobre al 7 novembre 1876. Si tratta di un lavoro che l’autore aveva particolarmente a cuore, come rivelano le parole dello stesso Čajkovskij: «L’ho scritta con amore e l’amore mi sembra sia emerso abbastanza bene». La fantasia è articolata in tre parti: la sezione iniziale rappresenta «La bufera infernal che mai non resta» (Inferno, V, 31), ossia il vento che trascina con violenza le anime dannate dei lussuriosi. Quella centrale è il canto d’amore di Francesca, affidato dapprima al clarinetto solista e sviluppato, secondo un procedimento tipico di Čajkovskij, per accumulo di materiali sonori, fino a esiti parossistici. Il suono dei corni richiama infine i protagonisti alla realtà infernale: il tempo della confessione e del ricordo è finito, per gli amanti ricomincia l’eterno tormento.
«Dante trova la sua risonanza nell’arte di Orcagna e Michelangelo, forse un giorno ne troverà una musicale in un Beethoven del futuro» scriveva Lizst nel 1839, quando, all’apice del suo successo come concertista, già meditava su un progetto di sinfonia dantesca.

D’altronde la passione per la Commedia ha accompagnato il compositore per tutta la vita: scoperta da ragazzo, l’aveva poi riletta con sguardo più profondo durante il soggiorno a Firenze, a fine anni Trenta, insieme alla contessa Marie d’Augoult, scrittrice e madre dei suoi tre figli. L’opera è ispirata all’Inferno e al Purgatorio: il progetto originale prevedeva tre movimenti, uno per ogni cantica, tuttavia Wagner (che ne diverrà il dedicatario) convinse l’amico a tralasciare il Paradiso perché, secondo lui, nessun essere umano sarebbe stato in grado di restituirne in musica lo splendore. Liszt allora, al posto del terzo movimento, in coda al secondo fece intonare il Magnificat a un coro di donne (oppure di bambini), concedendosi comunque un effetto teatrale: prescrisse che i cantori, con l’armonium che doveva sempre accompagnarli, restassero invisibili al pubblico; al limite, venissero collocati su pedane o balconate sopra l’orchestra. Una disposizione rispettata dalla regia di Vittorio Bresciani, che collocherà il coro sulle tribune laterali.

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