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    Categoria: cultura

La musica è pericolosa, e insieme divina

Nicola Piovani debutta con il nuovo concertato

Torna a Ravenna Festival il maestro Nicola Piovani, che dopo essersi cimentato nell’impresa di musicare le parole di Dante – con lo spettacolo La Vita Nuova presentato lo scorso 6 giugno, vedi articolo correlato – debutta ora con il suo concertato La musica è pericolosa. Sabato 11 luglio alle 21.30, nell’anfiteatro costruito nella Pineta San Giovanni (sede dell’azienda Micoperi), Piovani, al pianoforte e accompagnato dall’ensemble Aracoeli, racconterà in musica e parole il senso dei frastagliati percorsi che lo hanno portato a fiancheggiare il lavoro di De André, di Fellini, di Magni; di registi spagnoli, francesi, olandesi, per il teatro, il cinema, la televisione, per cantanti e strumentisti. Lo farà alternando l’esecuzione di brani teatralmente inediti a nuove versioni di pagine più note, arrangiate per l’occasione; sullo sfondo immagini che artisti come Luzzati e Manara hanno dedicato all’opera musicale del maestro. Lo spettacolo è prodotto dalla Compagnia della Luna, che lo stesso Piovani ha fondato con Lello Arena e Vincenzo Cerami nel 1990.

Il musicista e compositore per una volta ha messo da parte gli spartiti per dedicarsi a un libro, appunto La musica è pericolosa. Ha poi però sentito anche il bisogno di tradurre il suo scritto in musica. «Il libro – racconta infatti l’autore – è stato un impegno fuori ordinanza, una vacanza dai pentagrammi. L’ho scritto un po’ come una scommessa, un po’ per divertimento e un po’ per cedere piacevolmente alle insistenze dell’editore. Quando il libro è uscito, dopo qualche giorno mi ha telefonato Francesco Rosi, dicendomi della lettura dettagliata che ne aveva fatto e, fra i generosi complimenti, mi ha anche detto che mentre lo leggeva gli mancava la musica, sentiva il bisogno di ascoltare, oltre che di leggere. Mi ha consigliato di farne un disco. Ho accettato il suo consiglio a metà: ne ho fatto un concerto teatrale».

«È un fatto estremamente misterioso che non so bene con cosa ha a che fare. Ma io avverto nella musica una specie di minaccia, un risucchio pericoloso»: Nicola Piovani spiega così il titolo del libro, richiamando la frase con cui Federico Fellini aveva espresso il proprio panico nei riguardi della musica (durante un’intervista al programma radiofonico “Voi e io” del 1979). Il maestro racconta quale sia la pericolosità nascosta nel pentagramma, ma è anche convinto che non si possa pensare di vivere senza quel rischio, che può regalare inaspettati «scampoli di divinità».
Seguendo il suo libro, gli “appunti per un’autobiografia”, Piovani svelerà i propri incontri artistici e di amicizia, affiancato da un manipolo di strumenti chiamati ad agire in scena. Così nel racconto teatrale la parola arriva dove la musica non può arrivare, ma, soprattutto, la musica la fa da padrona là dove la parola – proprio come nel Paradiso dantesco – non sa e non può dire.
Una vita cantabile, dunque, con momenti ironici e coriandoli di nostalgia. «Devo ai racconti di mio padre – scrive, ad esempio – la passione istintiva per le bande musicali. In alcuni viaggi che ho fatto in Puglia, ho incontrato bande di entusiasmante comunicativa e ho conosciuto un repertorio poco accademico che mi ha ammaliato. Mi capita così: la musica che mi seduce è quella che sa sorprendermi, e arriva spesso da zone diverse da quelle che mi aspetto, quando meno me l’aspetto». O quando ricorda la musica che si ascoltava in casa: «usciva dalla radio ed era rigorosamente leggera: Claudio Villa, Nilla Pizzi, Domenico Modugno»; poco dopo arriva la “zampata” del maestro: «Le mie orecchie erano abituate a quel repertorio di canzoni che spesso avevano ben poco di leggero, zeppe com’erano di acque amare, viali d’autunno, buongiorno tristezza, addio per sempre…».

Componendo queste immagini con gli incontri con grandi artisti, da Ennio Morricone a Manos Hadjidakis, si capisce facilmente come Piovani sia arrivato a comporre canzoni come La banda del pinzimonio per Roberto Benigni; o Bombarolo per Fabrizio De André, fino alla poetica Quanto t’ho amato, scritta con Cerami e lo stesso Benigni, che doveva essere una semi parodia delle canzoni sentimentali e che invece è diventata una struggente dichiarazione all’amore perduto. Il tutto seguendo un imperativo fondamentale: «La musica merita rispetto, che si chiami leggera o pesante, colta o commerciale. Usarla come uno zerbino sonoro mi ricorda quei milionari texani cafoni che hanno la Gioconda stampata sugli asciugamani, il macinapepe a forma di Tour Eiffel e Albinoni in sottofondo».
Dalla colonna sonora, premio Oscar, per La vita è bella, alla suite strumentale Epta, al concerto mitologico Viaggi di Ulisse, fino alla musica di sottofondo per i titoli del Tg1, Nicola Piovani racconterà quanto fascino ci sia appunto nella “musica pericolosa”.