«Quello spettacolo sui matti pericolosi ci offende». Bufera su Psychiatric Circus

La rabbia dei familiari di persone che soffrono di disturbi mentali
e delle associazioni per l’evento in programma al Pala De André

Dal 21 gennaio al 7 febbraio al Pala De André di Ravenna va in scena Psychiatric Circus, spettacolo teatrale ambientato negli Anni Cinquanta «che racconta la vita all’interno del manicomio cattolico di Bergen», si legge nella cartella stampa.

Un evento che ha scatenato la reazione delle associazioni ravennati (“Porte aperte” e “A.M.A. La vita”) dei familiari di persone che soffrono di disturbi mentali e che si occupano di salute mentale che hanno inviato una lettera ai giornali e agli assessori competenti, oltre che ai dirigenti del dipartimento di Salute mentale di Ravenna. «A nostro parere tale spettacolo si basa su vecchi luoghi comuni che offendono profondamente chi sperimenta la sofferenza psichica e chi cerca di curarla», scrivono le associazioni, secondo le quali già il primo impatto visivo (la scritta della locandina gronda sangue, il pagliaccio brandisce una siringa) «è inquietante», facendo intendere «una connessione tra follia, delitti e droga».

«Se dal manifesto si passa al sito web (a questo link) della compagnia che allestisce lo spettacolo, le sensazioni inquietanti si moltiplicano – si legge nella lettera –: si promette agli spettatori un “umorismo trash, fuori dalle righe, con sfumature horror”, si preannuncia una serata “che vi farà ridere, ma vi farà portare a casa ansia e angoscia”, “una serata assolutamente nuova, di genere mai visto”. In realtà non c’è niente di nuovo nel ridere dei pazzi, come dimostrano migliaia di barzellette sui manicomi e sui matti».

Le associazioni di familiari della Salute Mentale «devono purtroppo ancora una volta constatare quanto persistente sia lo stigma nei confronti della malattia mentale. Nessuno si permetterebbe di fare uno spettacolo comico sui malati di tumore, o sui disabili in carrozzella. Eppure della malattia mentale si continua a ridere. Questa comicità presuppone alcuni stereotipi: il matto è imprevedibile e bizzarro, e per questo fa ridere, ma è anche pericoloso e deve far paura; il matto non può guarire, resterà matto a vita, e il suo luogo naturale è il manicomio. Stereotipi come si vede duri a morire anche oggi, che i manicomi non esistono più e la scienza ha trovato diversi e più efficaci metodi di cura. Infatti oggi in Italia ci sono tanti Servizi Psichiatrici che lavorano bene e permettono a chi ha conosciuto la sofferenza psichica di “riprendere in mano la propria vita” attraverso percorsi di guarigione (recovery): a Trieste con gli eredi di Basaglia, ma anche a Trento, a Torino e in altre città. Anche Ravenna ha visto ultimamente un impegno apprezzabile».

«Non diteci per favore che ci manca il senso dell’umorismo – termina la lettera –, che non siamo abbastanza intelligenti per esercitare l’autoironia. Il percorso di sofferenza dei nostri cari è stato per noi una dura scuola e ci ha insegnato che, quando in una comunità persistono gli stereotipi che stanno alla base dello spettacolo, per chi soffre di un disturbo mentale è più difficile guarire».

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