Batsheva, tutta l’energia della Decadance

In scena la Pala De André il 6 luglio

BatshevaImmaginate di scegliere dal menu del vostro ristorante preferito – quello che non sbaglia, in cui vi piace tutto e in cui ritrovate sempre il gusto che amate, ogni volta rivisitato – dieci meravigliosi assaggi di… geniali coreografie. Perché Ohad Naharin non si può definire diversamente da “un genio della danza” e il suo Decadance altro non è che quel sublime menu, in continuo rinnovamento da sedici anni, che ha fatto innamorare le platee di tutto il mondo.
Si può considerare una riuscita playlist di grandi successi del coreografo israeliano capace di toccare tutte le corde del suo repertorio insieme al cuore dello spettatore, che viene trascinato “dentro” le coreografie dall’energia, la finezza e la pulizia dei movimenti, l’estro e la capacità di variare con mano sicura le scritture coreografiche e i non-alfabeti della danza contemporanea.
Creato per festeggiare i dieci anni di direzione artistica del coreografo israeliano alla Batsheva Dance Company, punta di diamante tra compagnie internazionali nata cinquant’anni fa a Tel Aviv sotto la buona stella di Martha Graham, Decadance (in programma mercoledì 6 luglio, alle ore 21.30 al Palazzo Mauro de Andrè) è un capolavoro in continua evoluzione composto come un puzzle sequenziale in cui i singoli pezzi dialogano tra loro in modo perfettamente orchestrato. Vi possono convivere, senza stridere mai, la ritualità della sinagoga, il cha-cha-cha, la musica barocca e la techno più sincopata. Ma anche gli echi della tradizione israeliana, trasposti qui in un melting pot di etnie e provenienze culturali ben rappresentato dalla composizione del corpo di ballo, sia della compagnia ammiraglia (protagonista dello spettacolo a Ravenna), sia del già apprezzato talentuoso vivaio, l’Ensemble Junior.

BatshevaAppare chiaro che si sta parlando di una delle realtà più importanti della scena mondiale che, della danza, ha saputo profondamente rivoluzionare i linguaggi in un mezzo secolo di attività. La prima a godere della direzione artistica della leggendaria Martha Graham, nel 1964, e ad essere autorizzata per l’esecuzione delle sue coreografie.
Ohad Naharin, allievo della Graham stessa, ha assunto a sua volta la direzione della compagnia nel 1990, potenziando e ampliando il repertorio, e perseguendo quell’unità di passione ed esecuzione che riesce a rendere ogni performance profondamente autentica e viscerale.
Naharin è anche l’ideatore di Gaga, un linguaggio di movimenti sviluppato all’interno della sua esperienza alla Batsheva, finalizzato al raggiungimento di una profonda conoscenza e consapevolezza di se stessi attraverso il corpo e i suoi movimenti. «Mi piace rompere e ricostruire il mio lavoro. Implica una sottrazione di peso (così da poter volare o almeno galleggiare…)» spiega Naharin. I danzatori vengono così sottoposti ad allenamenti quotidiani che, oltre alla ricerca delle innumerevoli potenzialità e qualità del movimento, si focalizzano anche sullo sviluppo della propria sensibilità, rendendo gli interpreti delle coreografie attori propositivi nel processo creativo.
A vederlo oggi non c’è da stupirsi se l’artista israeliano, classe 1952, quando era studente negli Anni ’70 fu immediatamente notato dalla Graham e invitato di conseguenza nella Grande Mela per perfezionarsi con una borsa di studio dell’America-Israel Cultural Foundation presso la School of American Ballet, proseguita poi presso la prestigiosa Juillard School e completata con Maggie Black e David Howard.  
Anche la sua carriera di interprete contempla poi collaborazioni con numerose compagnie internazionali, tra le quali l’israeliana Bat-Dor e il Ballet Bejart du XXe Siècle a Bruxelles, che incrociano i suoi destini prima di tornare a New York nel 1980 e creare unitamente alla moglie, Mari Kajiwara (poi scomparsa nel 2001) la Ohad Naharin Dance Company.
Seguono dieci anni di ininterrotti successi internazionali, la cui eco produce commissioni di nuovi lavori da parte di importanti compagnie, tra queste la Nederlands Dans Theater, e proprio la Batsheva Dance Company.
Così, nel 1990 viene nominato alla direzione artistica della Batsheva (posizione mantenuta  fino ad oggi) creando nel corso degli anni oltre trenta nuovi lavori, forte anche di una profonda conoscenza in ambito musicale che puntualmente sa mettere a sistema con le coreografie, amplificandone il forte impatto emotivo. Un artista “caldo”, originale e fortemente inventivo, che a tutt’oggi è ancora uno dei coreografi più richiesti da parte delle maggiori compagnie del mondo ed è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti, come il Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres (nel 1998), il New York Dance and Performance (Bessie) Award per la creazione Virus (nel 2002), e Anaphaza (nel 2004), o l’ Emet Prize nella categoria delle Arti e della Cultura (nel 2009).

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