Intervista allo studioso di iconografia Mino Gabriele ospite a Dante 2021 domenica 18 settembre, in chiusura del festival
Quali aspetti hanno ispirato maggiormente gli artisti nei secoli per l’iconografia della Commedia?
«L’aspetto che più di altri ha alimentato l’ispirazione artistica è la straordinaria capacità descrittiva del Poeta, in grado di mostrare vividamente episodi e personaggi della Commedia, di “dipingere” con le parole stati d’animo, emozioni e scene: una poesia così efficace e intensa da costituire già di per sé un modello iconico».
Come è mutata la visione della Commedia nei secoli?
«La visualizzazione della Commedia nel corso dei secoli ha ovviamente seguito il mutare del gusto artistico e delle tecniche, producendo uno straordinario campionario di possibilità espressive, che va dalle miniature medievali ai fumetti contemporanei. Si tratta di modalità creative eterogenee, che dimostrano quanto sia stata e sia ancora oggi viva la sfida che le parole di Dante, per così dire, lanciano al pittore o al grafico che vogliono trasporle in immagini. In questo duetto parola/immagine sta la incessante, sorprendente e mirabile fortuna della Commedia illustrata».
C’è un illustratore dantesco a cui è particolarmente affezionato?
«No, sia perché ammiro molti degli artisti che nei secoli si sono cimentati nell’impresa con eccezionali risultati, sia perché la varietà delle interpretazioni figurative è talmente ricca di soluzioni che ognuna di esse, anche quella meno riuscita, restituisce pur sempre una particolare visione del poema, una preziosa testimonianza».
Come si collocano le illustrazioni di Dorè della storiografia delle molte esistenti?
«Doré, illustratore magistrale non solo della Commedia ma anche di altre opere, tra le quali la Bibbia, l’Orlando Furioso, il Don Chisciotte e Il Corvo di Poe, si distingue sia per il virtuosismo tecnico sia per la grande abilità con cui riesce, attraverso il solo contrasto bianco/nero e creare sfumature quasi coloristiche, in paesaggi di grande respiro, luminosi e oscuri insieme, proponendo scene di un singolare fascino onirico che sanno evocare come poche altre la visio dantesca e la sua enigmaticità. La fortuna della Commedia con le illustrazioni di Doré va inquadrata, al di là degli indiscutibili meriti dell’autore, anche nel successo editoriale dell’opera, curata, tradotta e ristampata in più occasioni, e per la quale lavorarono anche bravissimi silografi capaci di riprodurre in modo esemplare le invenzioni del medesimo Doré».
E gli illustratori contemporanei quali Mattotti o Moebius come si confrontano con questa lunga e gravosa storia visiva?
«I contemporanei si confrontano benissimo con i loro predecessori, anzi si inseriscono a pieno titolo nella più nobile tradizione, innovando l’iconografia dantesca con qualità grafiche e pittoriche straordinarie. Lei cita Moebius e Mattotti, illustratori che considero ai vertici espressivi per la patina evanescente e magica che, pur nei loro diversi cromatismi, riescono a conferire agli episodi della Commedia».
A Ravenna è in corso un progetto che coinvolge giovani streetartist dal nome IdDante e nell’ambito del Festival Dante2021 il pubblico potrà seguire la nascita e lo sviluppo di un grande murale. La Commedia possa essere adatta alla street art?
«La street art è una forma artistica di grande versatilità e comunicazione per il suo inserimento, spesso vivacissimo, nel tessuto urbano, che riesce a trasformare non solo formalmente e spazialmente. Se si evitano casi inopportuni e sgradevoli, come quando si interviene su monumenti storici, che certo non hanno bisogno né di fregi né di sfregi, la street art è sicuramente uno strumento di grande efficacia e potenzialità per esibire la forza concettuale della speculazione dantesca».