«La mia musica avventurosa»

Parla Bruno Dorella, curatore del nuovo Transmissions, in programma fino a domenica 27 novembre

dddddArriva alla nona edizione Transmissions, il festival di musica d’avanguardia in programma per tre giorni a Ravenna, dal 25 al 27 novemembre, la cui direzione artistica da qualche anno a questa parte viene affidata dagli organizzatori dell’associazione Bronson a un artista ogni volta diverso. Quest’anno tocca a Bruno Dorella, 43enne musicista milanese, ormai ravennate d’adozione, tra i pilastri della scena underground italiana grazie in particolare ai suoi tre principali gruppi e progetti: Bachi da Pietra, OvO e Ronin.
«Ho cercato di mettere la mia personalità come curatore – ci dice nel corso di una chiacchierata – ma allo stesso tempo di non tradire lo spirito di Transmissions, festival che aspetto tutto l’anno come spettatore (e a cui ha partecipato anche come artista in passato, ndr). Mi sento anzi di aver accentuato la caratteristica della contemporaneità, essendo praticamente in cartellone, a eccezione dei Jaga Jazzist, tutta musica neanche degli anni Duemila, ma dei Dieci, e soprattutto avendo voluto aprire al rap, linguaggio universale per chiunque nel 2016 abbia meno di 28 anni. Diciamo che ho cercato di togliere un po’ una certa patina di pesantezza, o meglio quella patina legata al concetto di musica sperimentale, colta, d’avanguardia, con proposte fruibili invece anche a chi ne è completamente a digiuno. Io preferisco definire questa musica “avventurosa” e non disdegno certo l’intrattenimento», sottolinea Dorella quando gli facciamo notare che il curatore dell’anno scorso – Nico Vascellari – aveva invece dichiarato di ripudiare il concetto di musica intesa appunto come intrattenimento. «È il bello dei festival con curatori diversi, ognuno ci mette la propria personalità e sono felice che Nicola Ratti (tra i protagonisti, ndr) che è un amico, lo abbia notato, dicendo che “mi ci vedeva”, nel cartellone di quest’anno, con tutto il mio eclettismo. Che va detto, però, non ha certo pagato per la mia carriera…», sorride Dorella, a cui chiediamo poi di lanciare un appello al pubblico. «In linea generale, quando si parla di musica, il consiglio è sempre quello di non cercare soltanto il conforto di quello che si conosce già ma a volte di abbassare le barricate, di aprirsi a quello che sta succedendo senza rifiutarlo. Quello che posso assicurare è che a Transmissions quest’anno se abbassi le barriere ti diverti anche…».
Entrando nel merito del cartellone – composto seguendo anche un criterio di genere («ho cercato di prevedere quote per i tre e più sessi che conosco», sorride ancora il leader dei Ronin) – l’ago della bilancia di tutto il festival, secondo il curatore, sarà Mykki Blanco, rapper transgender afroamericano, fotomodello, attivista politico, «personaggio iconografico che mi dicono però essere scostante e il cui nome ha creato un po’ di malumori anche tra gli stessi “fan” di Transmissions. Se il suo concerto sarà valido, probabilmente avremo vinto l’intera scommessa della rassegna. Per quanto riguarda i nomi minori – continua il curatore –, quelli che rappresentano il valore aggiunto per un festival come questo, che si potrà scoprire e vedere probabilmente solo in questa occasione, faccio due nomi: Feldermelder e Klaus Legal, entrambi con un impatto visivo enorme, l’uno (Klaus Legal, ndr) che utilizza la luce come fonte sonora e l’altro che è visivamente (Feldermelder propone una sorta di installazione già utilizzata nell’ambito del mondo dell’arte, ndr) la cosa più incredibile che abbia visto da tempo: ci ho suonato insieme in un tour con gli OvO in Cina e li ho subito fermati e “prenotati” per Transmissions…». Altro appuntamento senza dubbio fuori dagli schemi sarà quello con il progetto Azdora, già presentato negli ultimi due anni in versioni diverse al festival dei teatri di Santarcangelo, dove ha riscosso grande successo. «Il mondo del teatro è probabilmente più aperto rispetto a quello musicale, vedremo cosa succederà a Transmissions, dove la performance diventerà un vero e proprio concerto con 10-12-15 azdore romagnole senza esperienza che suoneranno black metal guidate da Stefania Pedretti degli OvO…».
Un’ultima domanda è quella legata alla crisi della musica dal vivo e al concetto di festival, forse un po’ troppo abusato in questi anni nel mondo a discapito anche della musica stessa, anche se non è certo il caso di Transmissions… «Come dice Chris (Angiolini, direttore del Bronson, ndr), Transmissions è un po’ come un panda, una specie da proteggere: se non vuoi che si estingua devi partecipare. Il ruolo di un festival sarebbe proprio quello di far ascoltare cose che altrove non hai possibilità di sentire, di creare stimoli, un luogo dove cercare quella “spinta” che al momento il rock mi pare abbia perso, ma che continuo a trovare altrove. La musica dal vivo, in generale, sono convinto che non morirà, ma resisterà chi saprà adattarsi ai cambiamenti. Magari resisterà proprio chi suonerà cose che nessuno conosce, quando, chissà, non esisterà più il formato album ma solo musica in digitale, come capita già nel rap…».
* Intervista pubblicata anche sulla rivista Palcoscenico, annuario dei teatri edito da Reclam in distribuzione gratuita in tutta la provincia

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