«Fotografia e smartphone? L’importante è distinguere il linguaggio d’autore»

Loddo FabbriIl fotografo ravennate Cesare Fabbri dell’Osservatorio Fotografico ai Parlamenti d’aprile

Il fotografo Cesare Fabbri (ravennate classe 1971) sarà tra i protagonisti dell’incontro di sabato 7 aprile (alle 16) alla biblioteca Classense di Ravenna nell’ambito dei seminari della rassegna “Parlamenti d’aprile” organizzata dal Teatro delle Albe. Fondatore a Ravenna (con la compagna di vita e sul lavoro Silvia Loddo) dell’Osservatorio Fotografico, un laboratorio permanente di ricerca sulla fotografia, Fabbri ha ottenuto riconoscimenti anche all’estero, in particolare con il suo libro dell’anno scorso The flying carpet, e anche di questo si parlerà il 7 con la gallerista londinese Charlotte Schepke e il direttore della Fondation A Stichting di Bruxelles (che ha ospitato l’anno scorso una sua personale) Jean-Paul Deridder. «Credo possa essere l’occasione – dice Fabbri – per capire come mai c’è così tanto interesse all’estero non solo per il mio lavoro ma per la fotografia che si produce in questa parte di regione. Ci saranno anche alcuni giovani autori che stimo e con cui collaboro da tempi più o meno lunghi che dialogheranno con noi come “extraparlamentari”: Nicola Baldazzi di Ravenna, Riccardo Muzzi di Viterbo, Michele Argnani di Faenza, Nicole Marchi di Roncofreddo e Tommaso Mola Meregalli di Mendrisio».
Al Rasi dal 5 al 15 e dal 23 al 30 aprile sarà invece allestita la tua mostra “Orlando”. Di cosa si tratta?
«L’installazione del Rasi è una piccola serie di fotografie fatte vicino alla Garfagnana nel corso del 2009, ispirata al XXIII canto dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, che racconta l’episodio della follia del più forte paladino dell’esercito cristiano, che perde il senno vedendo incise sulle cortecce degli alberi le lettere dei nomi dell’amata Angelica e del nemico saraceno Medoro, che in quel bosco avevano dato sfogo alla loro passione amorosa».
Nel tuo ultimo lavoro ci sono foto scattate in Romagna e Sardegna: hanno qualcosa in comune? Perché “The Flying Carpet”?
«Romagna e Sardegna hanno due paesaggi che sono quasi agli opposti, e come tutti gli estremi finiscono quasi con l’assomigliarsi. Per quanto riguarda il nome, Tappeti volanti è un bellissimo testo di Cristina Campo consigliatomi da Ermanna Montanari (anche lei presente all’incontro del 7 insieme a Marco Martinelli delle Albe, ndr), che ha suggerito il titolo del mio libro, The Flying Carpet, pubblicato dall’editore inglese Michael Mack».
Le tue foto sono ispirate quindi anche a letture?
«Anche se non sono un gran lettore, sicuramente certa letteratura mi aiuta a concludere i miei lavori o a trovargli un  significato. Anche la passione giovanile per il fumetto e la graphic novel mi hanno aiutato e mi aiutano a guardare la realtà mentre la fotografo».
Cos’è per te la fotografia, ai tempi dei social e degli smartphone?
«La fotografia per natura è un medium estremamente democratico e divertente; io uso ancora tecniche tradizionali e non possiedo una fotocamera digitale ma sono un acceso sostenitore dell’uso dello smartphone per fotografare. Con Silvia Loddo due anni fa abbiamo attivato un account Instagram come “osservatoriofotografico” che ci sta regalando molte soddisfazioni virtuali ma anche e soprattutto reali, sia in Italia che all’estero, e quindi sono certamente favorevole a un uso sociale dell’immagine. Credo sia molto positivo il fatto che sempre di più si comunichi attraverso le immagini e non solo con la parola. D’altronde tutti parliamo e scriviamo ma non per questo tutti siamo scrittori o letterati, l’importante è saper distinguere un linguaggio d’autore, che sia per parole o per immagini poco importa».
Ravenna sta per puntare sulla fotografia con la grande mostra di Alex Majoli al Mar e pure una notte d’oro dedicata, il 21 aprile. Cosa ne pensi?
«Quanto alla mostra di Alex Majoli confesso di conoscere in maniera veramente superficiale il suo lavoro, quindi mi sembra un’ottima occasione per tentare di rimediare, anche per questo abbiamo volentieri sostenuto la mostra, pur non essendo noi gli organizzatori, nella speranza che ci sia lunga vita per la programmazione del Mar sulla fotografia, già avviata comunque – mi sembra giusto ricordarlo – nel 2014 con la mostra di Guido Guidi. Grazie alla partnership di Osservatorio Fotografico con Fotografia Europea di Reggio Emilia la mostra del Mar è stata inserita anche nel programma del festival insieme alle iniziative di partner importanti come Csac Parma, Mast Bologna, Fmav Modena e Collezione Maramotti di Reggio Emilia, quindi speriamo che possa avere un’eco ancor maggiore».

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