Ritratti, paesaggi e nature morte: tutto Francesco Verlicchi

Fino al 25 aprile a Palazzo Rasponi delle Teste, l’omaggio al pittore a dieci anni dalla morte

A Palazzo Rasponi è aperta al pubblico la retrospettiva dedicata a Francesco Verlicchi a cura di Orlando Piraccini e Paolo Trioschi: dopo la mostra di Giulio Ruffini del 2017 si tratta del secondo appuntamento del progetto dell’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna e Provincia di Ravenna sulla pittura romagnola del Novecento. Promossa come la precedente dall’Assessorato alla Cultura del Comune, l’attuale mostra dedicata a Verlicchi – scomparso nel 2008 – presenta una cinquantina di opere che documentano l’intera attività attraverso ritratti, nature morte e paesaggi.
Avviato all’arte dal padre, Verlicchi entra giovanissimo nella scuola di Arti e Mestieri di Fusignano dove ha come insegnante Giulio Avveduti. La formazione di Verlicchi va fin dalle prime opere nella direzione di un naturalismo ancora ottocentesco condiviso da tutta una generazione di pittori locali ed evidente in alcuni ritratti dei primi anni ’30 in mostra a Ravenna (Flipen e Mia sorella Laura). I primi risultati sono lusinghieri e si comprende la predilezione verso Verlicchi da parte di Avveduti che alleva i migliori fra i suoi allievi educandoli al mestiere, alla musica lirica e sinfonica, e all’arte. È probabilmente in questo momento che nasce la passione per queste discipline che l’artista coltiva negli anni acquistando cataloghi d’arte e dischi donati nel 2006 dall’artista alla Biblioteca Piancastelli di Fusignano. Sarebbe importante esplorare la collezione comparandola alla produzione pittorica di Verlicchi, che sembra nutrirsi di esempi artistici moderni studiati direttamente sui libri. Il sospetto più che lecito di un omaggio a Egon Schiele è evidente ad esempio in due autoritratti della metà degli anni ’30: nel primo, conservato a Fusignano, si può rintracciare il modello nell’autoritratto disegnato da Schiele nel 1910. Nel secondo autoritratto proveniente da Cervia la maggiore resa naturalistica viene assoggettata allo studio di una forte espressività fisiognomica indicando nell’espressionismo austriaco il riferimento principale. Verlicchi non abbandona la pittura cupa e vibrante appresa e l’ormeggio alla visione reale, ma molti dei suoi ritratti mantengono una vena sotterranea espressionista che insieme allo studio della realtà – allenato grazie a una quantità impressionante di schizzi e disegni dal vero – ha favorito l’inclinazione alla caratterizzazione dei personaggi e alla produzione caricaturale.
1Come per altri artisti la pausa della guerra e la ricostruzione postbellica riconduce Verlicchi al realismo: la serie degli acquerelli dedicati alle rovine di Fusignano dopo i bombardamenti rappresentano l’adesione a un linguaggio che non può mediare col lirismo e il colorismo solitamente impiegati. Solo qualche anno dopo al ’45 Verlicchi abbandona il descrittivismo per un linguaggio di sintesi, basato quasi interamente sul colore: a questo periodo appartiene la Bambina dal grembiule rosa – immagine guida della mostra ravennate – che incarna bene l’ideale di armonia basato non solo sul colore, spazio, struttura e padronanza dei mezzi tecnici ma anche sulla capacità di toccare l’anima. L’operazione può dirsi riuscita grazie a una pittura capace di dialogare intimamente col soggetto e con la tradizione artistica che qui deve molto al Realismo magico degli anni ’30 e alle tonalità calibrate e sospese di Casorati. L’esperienza parigina di pochi mesi nel ’57 rinfocola nell’artista l’interesse verso le produzioni contemporanee: difficile individuare una resa di conti con le Avanguardie quanto è facile vedere la conferma di un sintetismo basato sul1970 3 colore come nel caso dell’astrattismo.
Senza mancare mai alla fedeltà al vero, alcuni paesaggi e nature morte di Verlicchi si sintonizzano sull’opera di Morlotti con la quale si condivide la sensibilità ai colori, definiti a campiture più ferme e statiche, talvolta quasi bidimensionali. Nella seconda metà degli anni ’60 la sperimentalità della Pop e di Arte Povera non toccano Verlicchi che apre comunque ad una radicalità di toni nuovi (Natura morta con canestro, 1967). Le nature morte del periodo successivo ritornano ai maestri con cui l’artista condivide un naturalismo lirico costante: rintracciabili i dialoghi silenziosi con Morlotti e Casorati, ancora con Giorgio Morandi, maestri lontani nello spazio e nel tempo ma vicini allo zenit dell’arte di Verlicchi.
Francesco Verlicchi; Ravenna, Palazzo Rasponi; fino al 25 aprile; orari: LU-VE 15-18, sabato e festivi 11-18

 

CGIL BILLB REFERENDUM 09 – 16 05 24
RFM 2024 PUNTI DIFFUSIONE AZIENDE BILLB 14 05 – 08 07 24
SAFARI RAVENNA BILLB 13 – 19 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24