I “Ragazzi di vita” di Pasolini con Lino Guanciale

Lo spettacolo diretto dal pluripremiato Massimo Popolizio
Incontro con la compagnia il 2 marzo con il critico Massimo Marino

RagazzivitaIl celebre attore Lino Guanciale, reduce dall’Ubu 2018, è protagonista di Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, in scena da giovedì 28 febbraio a domenica 3 marzo al teatro Alighieri di Ravenna nell’abbonamento della prosa.

Un palcoscenico nudo, pochi oggetti di scena, 19 ragazzi di vita pasoliniani, interpreti di esistenze genuine e spregiudicate. Dopo lo straordinario successo della scorsa stagione in tutta Italia, ritorna la vitalità irrefrenabile e poetica di Ragazzi di vita, creazione corale diretta da Massimo Popolizio, regista vincitore del Premio Ubu, Premio della Critica e Premio Le Maschere. L’energia di quel piccolo popolo di ragazzi, protagonisti del primo celebre romanzo (1955) di Pier Paolo Pasolini, affiora dalla drammaturgia di Emanuele Trevi, che ne restituisce la lingua pasoliniana riavvicinando il teatro alla letteratura e rafforzando il legame tra il teatro stesso e le radici identitarie della capitale.

Il Riccetto, Agnolo, il Begalone, Alvaro, e ancora il Caciotta, Spudorato, Amerigo, sono alcuni dei “ragazzi di vita”, dalla vitalità disperata e ritratta in presa diretta nel romanzo che esplode sul palcoscenico nudo per recitare la nuda povertà delle borgate romane con la loro dolcezza furiosa, la loro impulsiva esplorazione del mondo.
Un brulichio di voci e corpi che parlano in romanesco e trascorrono le loro giornate alla ricerca di qualche lira e nuovi passatempi. «In queste scene – racconta Emanuele Trevi – prevalgono una marcata gestualità e il parlato romanesco, o meglio quella singolare invenzione verbale, di gusto espressionista e non neorealistico, che Pasolini stesso definiva una lingua inventata, artificiale. Non è insomma la lingua in cui parlano effettivamente i “ragazzi di vita”, ma la loro lingua come viene percepita dal “narratore”, che è un uomo diverso da loro (interpretato da Lino Guanciale), e in tutti i sensi uno straniero». Su tutti, a fare da tessuto connettivo tra le storie del romanzo, la figura del narratore che si aggira come uno “straniero” in visita a rendere possibili e visibili tutte le scene, Lino Guanciale.

Un osservatore che a tratti si fa mediatore fra noi che guardiamo dalla platea e la vita che si stende sull’immenso palcoscenico vuoto. «Da una parte ci sono i ragazzi immersi in quello che fanno, e incapaci di vedere oltre alle immediatezze che li tengono impegnati – continua Emanuele Trevi –. Dall’altra c’è questo straniero che li spia, e che a differenza di loro vede tutto, parla di Roma come se la sorvolasse come un uccello rapace o un drone. Ma non si accontenta di rimanere lassù. È attratto dal basso, dove brulicano le storie. E in queste storie è sempre presente, perché è lui a farle iniziare, a colmarne le reticenze, a rimetterle in carreggiata quando i loro protagonisti sembrano dimenticarsi di quello che stavano facendo e dicendo».

Sabato 2 marzo alla sala Corelli la compagnia incontra il pubblico in dialogo con Massimo Marino, saggista e critico teatrale. La replica di domenica 3 marzo è audio-descritta per non vedenti e ipovedenti a cura del Centro Diego Fabbri di Forlì (per informazioni tel. 0543 30244).

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